Stampa
Lo scimpanzè intento a depositare la sua pietra nel tronco cavo di uno degli alberi dell'area da essi deputata di forte significato simbolico.
Lo scimpanzè intento a depositare la sua pietra nel tronco cavo di uno degli alberi dell'area da essi deputata di forte significato simbolico

Se consideriamo gli animali come creature senzienti e quindi persone dobbiamo ritenere che anch'essi si rapportino a modo loro al mistero dell'esistenza

 

Gli animali, persone come noi

Da sempre gli animali sono stati ritenuti forme di vita inferiori, una sorta di automi, incapaci di provare sentimenti né di possedere una capacità senziente. Creature avulse dal contesto morale e biologico dell'umanità considerata come l'unica manifestazione di una specie intelligente presente sul pianeta e in tutto l'universo.

Le religioni, nei millenni, hanno educato le genti a credere a questo paradigma consentendo la loro schiavitù tanto da poter essere usati a concorrere in silenzio alle opere dell'uomo, con lo sfruttamento sui campi agricoli sino a servire come fonte di svago e spesso coinvolti in massacranti missioni di guerra.

Ma le religioni hanno anche osato profanare il senso sacro della vita che il loro Dio aveva seminato sul pianeta in parti eguali, per affermare l'unicità e la superiorità degli umani quale prova della benevolenza divina, giungendo ad attuare sacrifici cruenti di animali indifesi sugli altari del dio del caso.

Beffandosi delle antiche prescrizioni dei testi sacri, come la Bibbia e quelli di Baiame degli aborigeni australiani, che invitavano a non uccidere né cibarsi di animali ma solamente di utilizzare semi e di ogni frutto donato dalla terra.

Ma l'evoluzione del pianeta è inarrestabile, al di sopra di ogni imposizione confessionale. Il pensiero laico, distaccandosi sempre più dalle convinzioni religiose, così com'è accaduto quando sul continente europeo il potere civile riuscì a far cessare i supplizi dei roghi della Chiesa del tardo medioevo, oggi porta maggiore attenzione al caso dello stato senziente degli animali cercando di dare loro la giusta tutela e dignità che meritano.

Purtroppo continua in ogni caso il sistematico massacro degli animali per arricchire immarcescenti commercianti di carni e prosegue la pratica vivisezionista di eredi dei cerusici napoleonici alla ricerca di inutili metodi di cura che, oltre ad arricchire mercanti di morte e a mantenere uno status medico, non porta mai a risultati utili poiché è troppo differente il metabolismo delle specie utilizzate nella vivisezione con quello degli umani.

Tuttavia il pensiero laico oggi è alla base di una opinione comune di molta gente che ritiene che gli animali siano creature senzienti in grado di comprendere e di provare sentimenti. Creature con cui condividere alla pari, umani e non, l'esistenza sul pianeta.

In questo senso si è espressa anche l'Unione Europea. Il 13 dicembre 2007, a Lisbona, i Capi di Stato dei paesi UE hanno firmato la nuova versione del "Trattato dell'Unione Europea". In questo negoziato è stato inserito anche il testo del Protocollo relativo alla protezione e al benessere degli animali, che in origine era un allegato al cosiddetto "Trattato di Amsterdam".

Al Titolo 2 del Trattato, e precisamente all'Art. 13, si può leggere testualmente l'implicita affermazione della qualità senziente degli animali:

Le pietre all'interno di uno dei tronchi cavi dell'agglomerato arboreo. Il loro aspetto, identico per tutte, ricorda le meteoriti ferrose che raccolgono con attenzione nella foresta africana.
Le pietre all'interno di uno dei tronchi cavi dell'agglomerato arboreo. Il loro aspetto, identico per tutte, ricorda le meteoriti ferrose che raccolgono con attenzione nella foresta africana

"Nella formulazione e nell'attuazione delle politiche dell'Unione nei settori dell'agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l'Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale".

Ed è vergognoso il destino di una moltitudine di animali che pur essendo riconosciuti nel possesso di una loro qualità senziente vengono massacrati nelle fiere di paese e nelle celebrazioni religiose. Mentre altri, una moltitudine, definiti come "animali da reddito", muoiono sistematicamente nei mattatoi per dare cibo agli umani consentendo a pochi mercanti di arricchirsi. Se non peggio con le corde vocali troncate sui tavoli anonimi della vivisezione per non disturbare le orecchie tanto sensibili dei vivisettori.

Cosa devono provare queste creature private della loro libertà e ammazzate senza ritegno?

 

 

Gli animali possiedono un atteggiamento religioso?

Se gli animali hanno facoltà di capire le cose che vivono e di essere coscienti di essere al mondo sono inevitabilmente paragonabili alla sorte e alle aspettative degli esseri umani e debbono trovarsi ad affrontare come gli umani le incognite della vita. In questo caso è inevitabile che possano giungere a intravvedere il mistero mistico manifestato dall'esistenza che condividono con gli umani.

E, perché no, giungere anche ad uno stato di consapevolezza che li porti ad una vera e propria spiritualità naturale, senza gli imbonimenti delle religioni e delle ideologie, nel loro silenzio interiore spontaneo che gli umani, frastornati dalle filosofie, debbono imparare a conquistare con giaculatorie e forme varie di esercizi spirituali.

Per molti animali la loro esistenza è vissuta nel rapporto con gli umani che danno loro supporto per poter sopravvivere. Possiamo vederlo nei cosiddetti "animali domestici" che popolano le abitazioni di molti che sono propensi ad aiutarli.

Ma c'è anche una moltitudine di animali che vive lontano dall'interazione con gli umani. Sarebbe da chiedersi come vivano la loro facoltà senziente tutte quelle creature che si trovano in libertà, fuori dai campi di allevamento e dalle costrizioni umane di ogni genere.

Come gli umani anche loro si rivolgeranno con curiosità al mistero profondo della loro esistenza e tenteranno di comprendere e di rapportarsi a questo mistero attraverso una loro forma di religiosità basata sulla purezza del loro rapporto con la Natura.

Forse non attraverso una religiosità fondata sulle rivelazioni di vari profeti o sulla superstizione poiché questa è specifica e caratterizza l'animo umano, turbato e distratto dalle proposte ideologiche e religiose che martellano l'umanità.

A sostegno della tesi di una possibile religiosità animale abbiamo diversi casi di forme comportamentali che potrebbero essere identificate come ritualità degli animali rivolti all'interazione con il mistero mistico dell'esistenza.

 

Il rito delle scimmie africane

Possiamo citare il caso del rito tutto particolare attuato dagli scimpanzé in alcune vaste zone del lato orientale del Centro Africa. Un rito che, sebbene le popolazioni di scimpanzé siano lontane tra di loro, viene attuato con modalità pressoché identiche.

Il rito comporta la raccolta nelle foreste di grandi pietre da parte degli scimpanzé che vengono portate, anche su grandi distanze, in precisi luoghi. Qui le pietre vengono posate intorno a specifici alberi oppure poste all'interno dei tronchi cavi, in questo caso ammassandole le une sulle altre.

La cosa singolare è che le pietre in questione sembrano essere meteoriti ferrose e quindi di non facile reperimento, tutte eguali nel colore e nella struttura butterata. Oggetti che potrebbero essere collegati dagli scimpanzé con il cielo stellato da cui probabilmente rimangono suggestionati per il mistero che rappresenta.

E' sicuramente un rito che mostra una valenza religiosa. Un rito che potrebbe essere la celebrazione della nascita dal ventre materno o semplicemente come un atto di devozione verso alberi considerati sacri per la loro specie.

L'uccello ''celebrante'' sta invitando a raccolta altri volatili con il suo sbattere le ali
L'uccello "celebrante" sta invitando a raccolta altri volatili con il suo sbattere le ali

Confermano questa constatazione i ricercatori dell'Università di Humboldt di Berlino che sono stati testimoni di questi rituali ed hanno dichiarato che al di fuori di una precisa ritualità religiosa non ci sarebbe una ragione plausibile per giustificare questi loro comportamenti.

Gli stessi ricercatori hanno osservato come gli scimpanzé si pongano di fronte agli alberi cavi riempiti di pietre e vi rimangano di fronte eseguendo lievi movenze accompagnate da una sorta di breve litania. Dopo di che colpirebbero con forza la scorza esterna dell'albero e si allontanerebbero per ritornare alle loro dimore.

Una gestualità che può ricordare inevitabilmente quel che fanno i fedeli nella basilica romana di San Pietro che sfiorano la statua del martire e altri che nell'identica maniera sfiorano la pietra nera della Kahaba.

Per questi scimpanzé i luoghi prescelti e gli alberi che vi crescono sono decisamente rapportati a qualcosa di sacro e il loro comportamento riporta inevitabilmente al valore dato alla pietra da parte delle antiche civiltà umane. Come per i templi megalitici di Stonehenge in Inghilterra o Les Alignements dei menhir di Carnac in Bretagna.

 

Un rito funebre dei gatti domestici

Ma senza andare troppo lontano, abbiamo anche il caso di un rito funebre osservato all'interno di un clan di gatti vissuto nel mondo europeo a seguito alla morte di uno dei componenti.

Il luogo era una villetta nei pressi di Torino, in Piemonte, dove una gatta aveva messo al mondo un certo numero di gattini. Un clan ben coeso che portava ad essere un gruppo in cui i miciotti oramai grandi si riconoscevano.

Era accaduto, purtroppo, che più volte alcuni di loro venivano uccisi dalle auto di passaggio che correvano lungo la via che costeggiava la villetta.

Recuperati i resti dei gatti investiti venivano collocati, in attesa di essere seppelliti, sulla ghiaia del cortile della villetta. Fu allora, dal primo decesso, che venne osservato come gli altri gatti sopravvissuti ad ogni occasione si riunissero in cerchio intorno al cadavere del loro amico.

A questo punto accadeva che a turno in modalità oraria ciascun gatto andasse accanto alla salma e gli toccasse la zampa inerte con la propria.

Finito il rito se ne andavano lasciando il corpo sulla ghiaia senza fare altro.

Il rito non fu occasionale poiché negli anni si ripropose ad ogni morte dei membri del clan che intanto si era accresciuto di altri individui.

Un caso? I gatti in questione percepivano il senso della morte? Faceva pensare che si trattasse di un estremo saluto ad un amico che non era più tra di loro.

Un’esperienza che non è sempre replicabile poiché i gatti che vivono in famiglia sono fuori contatto da una loro comunità attraverso la quale ricevere o trasmettere dati di costumi di specie.

 

Il rito esoterico degli uccelli

Un ultimo esempio di ritualità religiosa porta anche al mondo degli uccelli. Recentemente, un ricercatore ha avuto modo di poter osservare una forma inequivocabile di una pratica rituale compiuta da volatili della specie dello storno.

Appostato con il suo binocolo, il ricercatore ha potuto vedere lo svolgersi di una vera e propria cerimonia che al di fuori di una ritualità religiosa non troverebbe altrimenti senso.

L'uccello ''celebrante'' mentre tiene nel becco il corto ramoscello che passerà agli altri volatili che gli si sono raccolti intorno a semicerchio.
L'uccello "celebrante" mentre tiene nel becco il corto ramoscello che passerà agli altri volatili che gli si sono raccolti intorno a semicerchio

All'inizio, sul colmo del tetto, un "uccello celebrante" si pone quasi eretto e inizia a scuotere le ali tanto da far pensare a un suo tentativo di liberarsi di fastidiosi parassiti.

In realtà il suo gesto appare essere come un richiamo. Infatti di lì a poco viene raggiunto da una decina di altri uccelli della sua specie che si pongono davanti a lui, in semicerchio.

Il “celebrante” raccoglie quindi con il suo becco dal tetto un corto ramoscello e lo porge al primo volatile posto alla sua sinistra che lo fa passare in maniera oraria, passando di becco in becco, agli altri convenuti sino a quando gli ritorna indietro.

Il ricercatore sempre più stupito ha modo di osservare a questo punto come il volatile celebrante, posi il ramoscello e raccolga da un anfratto, sotto una tegola del tetto, una sorta di oggetto piatto e quadrato, presumibilmente di carta bianca e intonsa, che mostra agli altri volatili lì convenuti come se si trattasse dell'ostensione di un oggetto sacro. Come il prete che dall'altare mostra la sacra reliquia del caso.

Quindi lo ripone nascondendolo sotto la stessa tegola, sacrario del suo mistero. A questo punto il semicerchio di volatili si scioglie e alcuni iniziano ad andarsene.

Il ricercatore annota che per tutto il tempo della cerimonia, durata sui dieci minuti circa, nessun altro volatile era sceso sul tetto, solitamente molto frequentato, incuriosito dalla presenza dei suoi simili.

 

La tragedia infinita dei nostri compagni di viaggio

Dove si spinge il limite del mondo animale sino a tracimare con quello umano nelle stesse potenzialità dell'archetipo senziente che accomuna entrambi?

Perché accettare che gli animali, persone come noi, ma solo con diverso aspetto, possano venire cacciate, uccise sistematicamente nelle pratiche religiose e nei mattatoi?

Tutto solamente per far arricchire il vertice della filiera di morte di sconosciuti commercianti che lucrano sulla vita di altri esseri viventi e possiamo dire anche umani?

Perché accettare che creature indifese vengano rapite e portate a morire sui tavoli della vivisezione in indicibili sofferenze nel patetico e tragico tentativo di trovare farmaci che mai si potranno conciliare con metabolismi diversi?

 

www.giancarlobarbadoro.net

 

3 luglio 2019