Stampa

SOS Gaia con la Federazione Italiana Diritti Animali difende i cani di Pompei dall’operazione di “bonifica” decisa dall’ASL di Napoli

È partita da qualche giorno la "campagna" contro i randagi di Pompei. Una squadra di operatori dell'ASL Napoli 3 Sud ha pattugliato il sito archeologico per "bonificarlo" – questa l'espressione usata - dalla presenza dei randagi che storicamente circolano indisturbati tra le rovine. Dei cani, fotografati e spesso messi in prima pagina come emblema dell'incuria della città antica, se ne doveva occupare una impresa di Ottaviano che doveva trasferirli nel suo canile.

La ''caccia a Fido'', che doveva durare tre giorni, ha suscitato ovviamente le proteste degli amici degli animali. La contestazione è partita proprio da un gruppo di guide turistiche che lavorano regolarmente negli Scavi di Pompei e che hanno inviato una lettera al Soprintendente, Massimo Osanna, e alle testate giornalistiche, promettendo di raggiungere anche le ambasciate all'estero. ''Come mai - chiedono le guide turistiche - i cani diventano sempre e obbligatoriamente il capro espiatorio del degrado di Pompei? Questo problema è già stato sollevato in diverse occasioni, ed ogni volta sono giunte da tutto il mondo lettere di solidarietà ai cani di Pompei che sono la sola nota di allegria, simpatia e dolcezza in un sito degradato da anni per via dell'incuria delle amministrazioni, e dello scarso senso civico di alcuni turisti'' . La lettera firmata da Annamaria Durante, guida autorizzata di Roma e Provincia, e della Regione Campania, che fa parte anche di un'associazione di volontariato per l'assistenza ai randagi, molti dei quali - assicura - ''sono sterilizzati, microchippati e curati dalle varie associazioni di volontariato''.

Ma con grande soddisfazione degli animalisti, la ''battuta di caccia'' organizzata per accalappiare i cani randagi degli scavi di Pompei è finita in una bolla di sapone. Gli operatori incaricati dall'ASL Napoli 3 Sud si sono presentati alle 6 davanti agli ingressi del sito archeologico ma non hanno trovato nemmeno uno degli animali sotto accusa. L'informazione in possesso degli accalappiacani era che i cani uscissero dagli scavi nel pomeriggio per rientrare ogni mattina. Il piano, quindi, era quello di bloccare i cani prima che facessero ingresso nel sito archeologico. Ma, non avendo trovato nessuna dei cani segnalati, gli accalappiacani sono tornati alla loro sede con i furgoni vuoti e l'operazione, secondo fonti del Comune di Pompei, è stata rinviata a data da destinarsi.

La Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente ha preso una posizione precisa nei confronti di questa azione, dichiarando che "È assurdo trasformare i randagi di Pompei in capri espiatori dell'incuria e del degrado che affliggono uno dei siti archeologici più importanti del mondo". Alla Federazione aderisce SOS Gaia insieme alle altre associazioni federate tra cui Enpa, Lav, Leidaa, Lndc, Oipa, AAE Conigli, AiutiamoFido, Amici Animali Onlus, Cani & Mici per Amici Onlus, City Angels, Earth, Eolo a 4 zampe, Frida's Friends Onlus, I Favolosi Cani 80, Leal, Rifugio del Micio, Noi Animali, Ombre a 4 zampe, SOS Levrieri, Tartamondo Onlus, Gaia Italia, L'Arca della Valle, Anita onlus, Amoglianimali onlus.

"Grazie alle iniziative delle associazioni animaliste e alla preziosa opera dei volontari - afferma la Federazione in una nota - i randagi di Pompei sono in gran parte controllati e sterilizzati, non rappresentano un pericolo dal punto di vista sanitario e non danno fastidio ai turisti. Di fronte ai frequenti crolli e agli episodi di grave negligenza umana, è sconcertante constatare che qualcuno pensi ai randagi come alla prima emergenza di un sito che ne conosce ben altre. Ci auguriamo che, dopo il fallito appostamento, le autorità locali ci ripensino e rinuncino alla campagna di accalappiamento, per impiegare il denaro dei cittadini in interventi più utili e più urgenti. Giù le mani dai randagi", conclude la Federazione.

 


29 aprile 2014