SOS Gaia
Stampa Email
Api, miele e alimentazione

Cosa c’è dietro al miele? È necessario all’alimentazione umana?

 

Quello delle api è uno sfruttamento silenzioso, perché si tratta di insetti e solitamente non si fa caso a loro. Però rappresenta uno dei tipi di sfruttamento animale che produce il maggior numero di morti a causa del tracollo delle colonie. Sfruttamento che avviene nell’allevamento togliendo loro i prodotti di cui necessitano per la loro riproduzione e sopravvivenza, ovvero il miele, ma anche la pappa reale e la propoli.

In realtà di questi prodotti che l’uomo sottrae alle api nessuno è necessario all’alimentazione umana. Noi non abbiamo bisogno di consumare miele o altri prodotti derivati dalle api e se per abitudine o luogo comune ci può piacere il gusto e la consistenza del miele possiamo benissimo rivolgerci a prodotti di derivazione vegetale, come lo sciroppo di agave o la melassa.

Non per niente chi sceglie di non consumare prodotti di origine animale per rispetto etico nei loro confronti, non fa uso nemmeno di tutte quelle sostanze che le api producono per se stesse e la loro sopravvivenza. A maggior ragione chi sceglie una dieta vegana non intende perpetrare lo sfruttamento di questi esseri industriosi, sociali e intelligenti.

In particolare riguardo al miele, noi possiamo vivere molto facilmente senza e non c’è bisogno nemmeno di valutare se sia possibile eventualmente allevare api in modo non cruento, perché comunque sempre di sfruttamento si tratterebbe e di intervento umano con una logica umana. Anche il più “delicato” degli apicoltori a partire dalla conformazione e struttura stessa delle arnie a casetta porta avanti una forma di sfruttamento.

In natura questi insetti prima di tutto sono liberi e poi creano le loro arnie in modo davvero ingegneristico e perfino artistico, seguendo i loro ritmi e le loro esigenze con le opportune dimensioni e aereazione senza che l’uomo debba per forza intervenire a creare disturbo e danni.

L’importante funzione di impollinazione da parte delle api
L’importante funzione di impollinazione da parte delle api

Bisogna anche considerare che quando gli apicoltori tolgono il miele alle api, per compensare la sottrazione di questo nutrimento danno loro dello zucchero, ma sicuramente non è il massimo per queste creature avere solo acqua e zucchero al posto del miele, tenendo presente che nel miele ci sono minerali, sostanze antibatteriche e sostanze nutrizionali che servono alla loro crescita e sopravvivenza.

Non abbiamo bisogno di sfruttare le api soprattutto perché lo sfruttamento porta a far loro del male, a farle ammalare e a morire su larga scala.

Purtroppo il problema della morìa delle api è un problema che riguarda tutto il biosistema terrestre, noi inclusi. Le api rappresentano una specie delicatissima e quasi in estinzione a causa, in prima istanza, dell’inquinamento creato dalla specie umana.

Bisogna considerare, inoltre, che per venire in loro aiuto con cure tradizionali ci sono molteplici problematiche che, il più delle volte, non portano a buon fine le cure per salvarle.

Dal 2016 è nato in Italia un progetto condotto dalla SIOV, la Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, per poter prestare le cure opportune alle api con la medicina omeopatica, per la loro salvaguardia e soprattutto lavorando con una terapeutica che non danneggi la loro vita sociale e il loro alveare. La veterinaria Marta Rota che partecipa alla ricerca spiega che “L’ape è un insetto delicatissimo, tanto da venir considerato un bio-indicatore, in quanto se sta bene significa che l’ambiente in cui vive è abbastanza sano, invece laddove l’ambiente è inquinato, lei ne risente pesantemente. Risente sia dell’inquinamento chimico che di inquinamenti anche un po’ più “fini”, come quello elettromagnetico, quello semplicemente luminoso o rumoroso… insomma tutto quanto la possa disturbare. E si è visto che negli ultimi decenni c’è stata proprio una drastica diminuzione del numero delle api, che si ammalano e muoiono. Sono stati fatti vari studi a livello europeo e quello che si è potuto constatare è che le api risentono tantissimo di questo genere di fattori appena elencati. In particolare ci sono alcuni inquinanti deleteri rappresentati dalle sostanze chimiche utilizzate per la concia delle sementi. Man mano queste sostanze sono state bandite in alcuni Stati, e un po’ la situazione è migliorata, ma non in maniera determinante”.

 

Raffigurazione della danza delle api, quale messaggio dell’ape esploratrice per le api dell’alveare dove rintracciare il luogo ricco di polline
Raffigurazione della danza delle api, quale messaggio dell’ape esploratrice per le api dell’alveare dove rintracciare il luogo ricco di polline

Come mai l’ape viene disturbata da così molteplici fattori?

Il fatto è che l’ape è un po’ come un superorganismo: mentre noi, esseri umani e mammiferi in generale, siamo dei singoli, anche quando viviamo in gruppo, invece per l’ape è come se l’alveare fosse un individuo. Cioè all’interno dell’alveare ovviamente per far funzionare tutto questo individuo globale, hanno una comunicazione veramente molto complessa che si basa sia sulla chimica, quindi la trasmissione di ferormoni, che sono veri e propri neurotrasmettitori, sia sonora con il ronzio, sia gestuale con la “danza” che fanno per raccontarsi dove sono i fiori, quale strada hanno fatto per raggiungerli e come si arriva dall’alveare a quei fiori.

Inoltre le api sono dotate di una memoria vettoriale, cioè l’ape che va a cercare i fiori se cambia 3 o 4 volte direzione fino a trovarli, poi torna indietro all’alveare in maniera lineare e sa spiegare alle altre api in maniera lineare dove trovare i fiori senza dover fare tutto il percorso a ostacoli che l’ape cercatrice aveva fatto precedentemente.

Si è stimato che un’ape ha circa 900.000 neuroni connessi in rete con tutti gli altri neuroni di tutto l’alveare. Quindi è un gigantesco cervello con milioni di connessioni. Ed è quindi facilissimo disturbare tutto questo piccolo universo.

 

 

Perché disturbando l’ape si possono avere ripercussioni sull’essere umano?

Perché l’ape è un insetto impollinatore e la maggior parte delle piante non potrebbe riprodursi senza gli insetti impollinatori.

Siccome alla fine sono molto pochi, perché non tutti gli insetti rivestono questa funzione, capiamo bene che la loro presenza per la vita del pianeta è indispensabile, perché quasi tutte le piante necessitano delle api per potersi riprodurre, comprese le piante che per noi umani sono fonte di cibo.

Allora succede che le api deboli si ammalano molto più facilmente. Una malattia diffusa è causata dalla Varroa, cioè un parassita che le abita, stabilendosi proprio sopra le api, sulle larve e nelle cellette del nido e praticamente fa da “door opener” a tutta un’altra serie di malattie sia virali che batteriche, indebolendo notevolmente le api stesse.

Purtroppo non esistono molte cure “classiche” per questi tipi di problematiche.

E lo stesso vale per le malattie virali, come accade spesso anche in medicina umana, dove non esistono farmaci ad hoc. Per quanto riguarda le infezioni causate da batteri, l’uso di antibiotici in Italia è bandito, perché non c’è modo di dare l’antibiotico ovviamente alla singola ape e quindi quello che si può fare è di spruzzare i farmaci all’interno dell’arnia. Però all’interno c’è un intero mondo, dalle uova, alle larve, alle pupe, ai loro prodotti, come la cera, il miele, la pappa reale, la propoli.

Un raro esempio di alveare naturale
Un raro esempio di alveare naturale

Purtroppo le multinazionali estere stanno spingendo tantissimo affinché venga ammesso l’utilizzo degli antibiotici per la cura negli alveari, ma l’Italia sta lottando affinché questo non avvenga. Anche perché, attraverso studi specifici in merito, si è visto che quando si danno antibiotici alle api, oltre a inquinare i loro prodotti dell’arnia, si rendono endemiche le malattie, cioè si allargano sul territorio. Questo significa che se vi è una forma infettiva, la si vede e si può magari intervenire, mentre se vengono utilizzati gli antibiotici, non si evidenziano più i sintomi classici e visibili della malattia e così non ci si accorge che le api sono malate e possono poi peggiorare e sovra infettarsi, risultando alla fine sempre più deboli fino a morire.

Ecco allora che l’omeopatia è sicuramente una immensa risorsa in questo campo e sembra una strada veramente promettente, perché si possono trattare le api mettendo un piccolo recipiente contenente acqua e il rimedio omeopatico all’ingresso dell’arnia, proprio dove loro atterrano e decollano. Si è visto che in questo modo addirittura loro si bevono questa soluzione acquosa in autonomia e come approccio di somministrazione terapeutica è sicuramente interessante, senza doverle stressare eccessivamente e senza che abbiano problemi all’interno dell’alveare di residui tossici.

Per altro il trattamento omeopatico per le api è ammesso dal regolamento della comunità europea.

 

 

Quando le api stanno male…

Uno dei primi segni di un’ape che soffre è la debolezza, che si manifesta con difficoltà al volo, disorientamento, smarrimento, non trova più la strada, non la sa più comunicare alle altre api. Questi sono i sintomi principali del malessere. Poi, in base alle forme infettive che sono presenti, si possono avere forme respiratorie o diarrea. Quest’ultima la si può vedere sulla zona dove si appoggiano per entrare e uscire dall’alveare: se vi è questa sofferenza da parte delle api l’ingresso sarà macchiato e sporco.

Poi si guarda se mangiano di meno. Questo valutando quella che viene chiamata “la forza della famiglia”, in quanto ci sono dei parametri standard per capire quanto forte è quella famiglia, osservando anche la quantità di miele prodotto, la quantità di cellette nell’alveare, di uova e di nuovi nati.

Una cosa interessante è che i veterinari omeopati valutano l’alveare come se fosse un unico individuo e prendendo nota di tutti i sintomi osservabili. Questo perché l’omeopatia lavora proprio sull’osservazione dei sintomi nella globalità dell’essere e come abbiamo avuto modo di capire la vita nell’alveare è come quella di un unico essere.

Api aggredite dal parassita Varroa dal colore rosso
Api aggredite dal parassita Varroa dal colore rosso

Un'altra valutazione interessante nata da questo studio è che la forma stessa delle arnie artificiali può essere fonte di malattie, perché esiste un problema di sovraffollamento. Infatti uno dei tanti guai di salute che hanno le api è quello degli acari che le parassitano, ma pare che quando hanno a disposizione più spazio all’interno delle arnie questo fenomeno si riduca tantissimo. Al riguardo, un gruppo di ricerca in Sicilia ha messo a punto un tipo di arnia che permette più spazio tra una lastra e l’altra all’interno dell’arnia e questo spazio, denominato “spazio mussi”, permette alle api allevate in arnia artificiale creata dall’uomo di non avere tutti questi grossi problemi sia di acari che di malattie varie.

È anche possibile che la forma stessa dell’arnia possa avere una sua valenza. Nel caso delle arnie costruite dall’uomo, la forma è cubica o a parallelepipedo, mentre in natura sono perlomeno ovali o spesso a dischi tondi multipli e le distanze tra i dischi non sono come la distanza molto ristretta e fissa delle lastre costruite dall’uomo, cosa che crea problemi come si è visto. Probabilmente se dipendesse da loro creerebbero arnie opportune, come da loro reali esigenze, con indubbiamente molto più spazio.

 

Sicuramente quello delle api è un mondo straordinario, specchio di un popolo che all’interno dell’alveare rappresenta un corpo unico interconnesso con milioni di neuroni e non solo, ma anche strettamente collegato alle innumerevoli forme di vita sul nostro pianeta, dal mondo vegetale a noi umani. E’ davvero un peccato che a causa degli errori della nostra specie sia a rischio di estinzione questa forma intelligente che svolge un ruolo indispensabile nella catena vitale di tutto il pianeta. Vale forse la pena ricordare che siamo veramente tutti collegati, che non c’è differenza di specie, ma siamo tutte forme di vita di Gaia, la nostra Terra e soprattutto tutte forme con pari importanza e dignità.

 

Miriam Madau è medico omeopata e nutrizionista vegano. Conduce su Shan Newspaper le rubriche “Felicemente Veg” sull’alimentazione vegana e “H2O” sull’omeopatia. Conduce inoltre la trasmissione “VeganSì” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it


4 febbraio 2024

 

|