Petizione “No alla riapertura dello zoo in Parco Michelotti”
di Rosalba Nattero
Relazione presentata alla seduta della VI Commissione del Consiglio Comunale di Torino il 6 giugno 2017
A nome dei firmatari della petizione, chiediamo che nell’area dell’ex zoo di Parco Michelotti venga escluso qualsiasi utilizzo di animali vivi al fine di evitare la riapertura del modello “ZOO” chiuso definitivamente nel 1987. E inoltre che l’area non venga privatizzata, ma venga restituita ai cittadini come parco pubblico.
La storia e le motivazioni sono note: 30 anni fa chiudeva lo zoo di Torino dopo le migliaia di proteste dei cittadini che assistevano allo spettacolo indegno e quotidiano di animali in gabbia, stressati e depressi, proprio nel cuore della città e quindi in mezzo al traffico cittadino.
La chiusura del vecchio giardino zoologico ha rappresentato il diritto di ogni animale a vivere libero nel proprio ambiente naturale, importante tappa nella storia del movimento animalista italiano.
Il Parco Michelotti era diventato il simbolo della liberazione animale.
Ora, trent’anni dopo, se il progetto andrà avanti, la città farà un salto involutivo di decenni perdendo quella caratteristica di città sensibile agli animali che aveva acquisito in questi ultimi anni.
Le amministrazioni comunali sono cambiate, ma la situazione non muta: l’amministrazione attuale, nonostante nel suo programma si mostri sensibile al benessere degli animali, su questo caso sembra rappresentrare una continuità con quella precedente, non facendo nulla per evitare un nuovo lager per gli animali.
Dal programma di governo 2016-2021 dell’attuale Giunta leggiamo che sono previste:
● precise misure atte a sfavorire la detenzione a qualsiasi titolo di animali selvatici ed esotici in strutture fisse (vedi zoo, bioparchi) o temporanee.
● ed è previsto Riconvertire le fattorie didattiche in strutture di accoglienza per i Nuovi Animali da Compagnia e per il recupero e riabilitazione animali da reddito.
Il piano del Comune invece prevede la svendita del parco Michelotti alla società Zoom per un periodo di ben trent’anni (rinnovabili poi per ulteriori venti), per farne un nuovo zoo, anche se con il termine più moderno di “bioparco”.
Un’area di grande pregio naturalistico che da trent’anni attende di essere riaperta ai cittadini, e che rischia invece di essere privatizzata. Le strutture del nuovo zoo quindi sottrarrebbero per sempre un bene pubblico ai cittadini.
Osserviamo con rammarico come la nuova amministrazione comunale si sia schierata a favore del nuovo zoo, sotto la minaccia di fantomatiche multe plurimilionarie, che appaiono del tutto inverosimili da un punto di vista legale.
In un documento firmato da 11 autorevoli giuristi di tutta Italia si dichiara: “una penale congrua non potrebbe superare significativamente il costo ragionevole della progettazione, una cifra dunque relativamente modesta che lascia certamente all’amministrazione in carica la scelta politica sul se interrompere o meno la realizzazione dello Zoo eventualmente riconoscendola a Zoom.”
Pertanto non possiamo fare a meno di notare l’assenza della reale volontà politica di contrastare il progetto figlio dell’amministrazione precedente.
Ed è inevitabile porci delle domande: perché questa amministrazione intende perseguire questo progetto e non fa niente per tentare di fermarlo, in netto contrasto con quanto promesso nella campagna elettorale?
La Sindaca Appendino in un incontro al Salone del Libro ha dichiarato:
“Il bando era già stato assegnato dall'amministrazione precedente e quindi l'amministrazione non può contraddirlo per il principio della continuità amministrativa”
Si ritiene che non vi sia continuità amministrativa ma continuità politica in quanto altrimenti non si spiegherebbe come normalmente ad ogni cambio di Sindaco, nel caso di elezioni amministrative, vi sia sempre l’attuazione del proprio programma elettorale, differente da quello degli altri. Altrimenti perché si presenterebbero liste con programmi differenti?
Sempre la Sindaca Appendino ha dichiarato:
“La rinuncia a proseguire la decisione presa sullo Zoo esporrebbe l’amministrazione a una causa certa che costerebbe milioni.”
E ha aggiunto:
“Dal momento in cui è stato assegnato il bando c'è un diritto che non si può violare, altrimenti poi tutti i bandi non avrebbero più valore.”
Per quanto riguarda l’aspetto del risarcimento milionario si richiama al documento dei giuristi, primo firmatario Prof. Ugo Mattei. Ma si aggiunge anche che la legge 241/90 prevede che l’amministrazione pubblica possa applicare un atto di AUTOTUTELA per revocare i propri atti “Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse”, come da documento del dott. Alessandro Piacenza Resp. Settore Giuridico OIPA.
Concetto espresso anche dall’attuale assessora all’Ambiente Stefania Giannuzzi che in data 9 gennaio 2017, in una intervista al giornale Vegolosi, ha dichiarato "per fermare questo progetto ci devono essere cause di forza maggiore, come un alluvione che impedisca l'uso dell'area, oppure (citando il regolamento della Città di Torino) sopravvenuti motivi di pubblico interesse”.
Quindi sia la legge 241/90 sia il regolamento della Città di Torino prevedono la revoca per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse…”
Ma cosa si intende per pubblico interesse? Nella filosofia del diritto non si è arrivati a dare una definizione univoca, però si avvicina molto quella che lo associa al concetto di bene comune attuato con la discrezionalità amministrativa per il perseguimento dell’interesse pubblico primario.
Si ritiene pertanto che tali sopravvenuti motivi di interesse pubblico ci siano, sia per evitare lo zoo con animali sia per privatizzare un importante parco cittadino, come dimostrano l’adesione alla manifestazione del 27 maggio scorso e di fatto alla campagna 2017 contro lo zoo a cui oltre alle 9 associazioni promotrici hanno partecipato anche oltre trenta realtà associative e movimenti.
E soprattutto, sono da valutare l’interesse delle circa 2.000 persone, per la maggior parte torinesi, presenti alla manifestazione, al di là delle cifre ridicole citate dai media, facilmente verificabili dalle foto e dai filmati, nonché le centinaia di firme raccolte nelle varie iniziative.
Avremmo desiderato poterci confrontare su questi temi con la Sindaca nell’incontro che le associazioni le hanno chiesto in data 1° Febbraio 2017, richiesta a cui non abbiamo mai avuto risposta.
Riteniamo che non possano esserci priorità più importanti del benessere di esseri senzienti. E anche se il progetto non parla di zoo ma di bioparco, il termine più “moderno” non cambia la sostanza: saranno comunque animali estrapolati dal loro habitat naturale, e quindi sottoposti a stress e al pericolo di depressione e patologie.
Lo zoo inoltre è diseducativo per i giovani in quanto non contribuisce a far conoscere gli animali, poiché non vengono conosciuti nel loro ambiente ma in cattività.
Lo spettacolo di animali detenuti è altamente antieducativo poiché mostra la violenza su esseri senzienti considerati inferiori, comunicando un messaggio di sopraffazione dell’essere umano verso le altre specie. Un messaggio devastante che vedremo proposto ai giovani per 30 anni e forse per ulteriori altri 20.
Se questo progetto andrà avanti, Torino diventerà un esempio negativo nazionale e con molte probabilità anche internazionale, così come invece era stata di esempio internazionale quando fu la prima città europea a vietare i botti di Capodanno, poi imitata da molte altre città italiane ed europee. La città farà un salto indietro nel tempo in un momento storico in cui sono sempre più numerose le persone sensibili agli animali e al loro benessere.
Pertanto chiediamo accoratamente che questo progetto venga fermato.
Le associazioni animaliste e ambientaliste, insieme a tutti coloro che amano e rispettano gli animali e l’ambiente, non si fermeranno nell’azione contro la riapertura dello zoo in Parco Michelotti.
Dopo la manifestazione nazionale del 27 maggio il Comitato promotore ha intenzione di proseguire nella protesta fino al totale annullamento del progetto.
Rosalba Nattero
Presidente di SOS Gaia
Membro della Consulta Animalista della Città di Torino