Non colpevolizziamo i pipistrelli!
Il Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte ricorda che il caso di Lyssavirus rilevato ad Arezzo non deve preoccupare e non si devono intraprendere azioni dannose a carico dei pipistrelli.
Il gatto in questione è risultato positivo al “West Caucasian bat lyssavirus”, un tipo dei tanti che fanno parte della famiglia che causa la rabbia, ma è diverso da quello che provoca la rabbia classica.
L’Italia è stata dichiarata indenne dalla rabbia da anni e l’ultimo episodio era nato da animali giunti nel nostro paese.
Il dottor Marco Melosi dell’Anmvi – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, ha
ricordato che l’infezione del gatto di Arezzo è un fatto eccezionale che non deve sollevare
preoccupazione. Probabilmente, continua, il gatto ha assunto il virus predando un pipistrello che era colpito dal virus, pipistrello che potrebbe anche essere giunto da un altro territorio, poiché non si aveva notizia della presenza del West Caucasian bat lyssavirus in Italia.
Si deve porre attenzione alle modalità con cui sembra che il gatto sia stato contagiato, ovvero da un atto predatorio dello stesso; ragion per cui non ci sono ragioni scientifiche per accusare i pipistrelli di diffondere la patologia.
Non ci sono dati che permettano di riferire alla sola presenza di un pipistrello la possibilità di trasmissione del virus.
Ciò deve tranquillizzare le persone e farli desistere da intraprendere eventuali atti sconsiderati a danno degli stessi, specie peraltro a rischio e bisognosa di tutela, anche per la grande utilità ecologica.
Alcuni studi indicano che un pipistrello raccoglie in un pasto circa seimila moscerini e zanzare.
Enrico Moriconi, Medico veterinario, Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte
4 luglio 2020