Le forze politiche in Parlamento hanno raggiunto un accordo, secondo fonti giornalistiche, per la modifica dell’articolo 9 della Carta Costituzionale, quello che già tutela i beni culturali e il paesaggio. L’integrazione prevista dice che la Repubblica «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». E che «la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
La notizia è stata accolta con grande favore dalla parte della popolazione sensibile alle vicende che coinvolgono gli animali e sicuramente rappresenta un segnale importante poiché introduce la tutela degli animali nel documento costitutivo della nazione, anche se il percorso legislativo non è ancora concluso, poiché fino al momento del voto non si può essere certi che non intervengano cambiamenti anche importanti; tuttavia una riflessione è possibile.
Si deve affermare che, come detto in precedenza, il testo rappresenta un’importante dichiarazione di intenti ma si deve anche, purtroppo, ricordare che non è niente di più.
La sottolineatura del rimandare la disciplina dei modi e delle forme di tutela alle successive leggi che saranno emanate ricorda che il vero effetto pratico garantito sarà da giudicare nel prosieguo del tempo.
Praticamente è quanto avviene già adesso, si è solamente inserito il principio nella Costituzione.
E, come adesso, il punto dirimente è la quantificazione del livello di tutela: esaminando le leggi europee di tutela del benessere, recepite obbligatoriamente dalla nostra legislazione, si apprende che il benessere cui si fa riferimento sono condizioni di vita che coniugano le esigenze degli animali con gli interessi economici umani e la mediazione penalizza normalmente gli animali rispetto al valore commerciale.
Si comprende che, in epoca di spettacolarizzazione dei risultati politici, si sia data molta enfasi all’ipotesi, ma giova ricordare che le parole, anche quelle belle, vanno giudicate, come sempre in politica, piuttosto dai fatti e i fatti non sempre sono concordi con le parole.
In Piemonte i “diritti degli animali” sono presenti nell’ultima versione dello Statuto regionale ma ciò non toglie che, di volta in volta, la legislazione sulla caccia abbia peggioramenti continui che comportano l’aumento degli animali uccisi.
Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte
20 maggio 2021