Gli animali contano solo per il palato umano e per il lavoro. La loro vita non vale nulla
La notizia è recente: con un progetto denominato Lifeel, finanziato dall’Unione europea e che proseguirà fino al 2024, 100 anguille saranno munite di un particolare Gps che permetterà di seguire il loro percorso.
Come noto le anguille sono animali che possono vivere fino a 85 anni, se non finiscono prima nelle reti dei pescatori, ed hanno una vita affascinante e faticosa: tutte le specie, anche quelle di Comacchio, nascono nell’Oceano Atlantico tra Antille e Bermuda, nel Mar dei Sargassi, a 6000 chilometri dall’Italia.
Dopo la nascita, migrano nei vari paesi del mondo dove vivono da adulte per poi tornare nel luogo dove sono nate per riprodursi.
Il progetto europeo mira a monitorare il viaggio delle anguille adulte verso il luogo di nascita.
L’altro scopo del progetto è quello di valutare le modalità di tutela delle anguille al fine di evitare la loro estinzione.
Molto contenti i pescatori, speranzosi di non vedere esaurire le loro vittime, come sta accadendo, e i golosi che apprezzano le anguille come cibo.
Una domanda viene spontanea: nessuno ha pensato, per salvare le anguille, di non pescarle, cioè non ucciderle facendole anche soffrire? I golosi possono pure rivolgere la loro domanda ad altri cibi e i pescatori possono essere sovvenzionati e indirizzati ad altre professioni usando i soldi spesi per studiare il comportamento delle anguille, peraltro già conosciuto.
Soprattutto non si capisce perché quando la tecnologia licenzia gli operai, sostituendoli con robot, non si ipotizza una revisione della tecnologia, mentre quando le questioni riguardano gli animali si sacrifica la loro vita nel nome del lavoro e dell’interesse umano.
Neppure l’Unione europea guarda all’animale in se stesso: si geolocalizzano per scoprire, in fondo, come meglio ucciderle in seguito, senza nessuna riflessione sulla meraviglia della natura che prevede per le anguille giovani un viaggio di 6000 chilometri per arrivare a destinazioni che non avevano mai conosciuto e successivamente di ritornare con uguale fatica dove erano nate.
La doppia migrazione di andata e ritorno dovrebbe convincere gli esseri umani che non è proprio giusto uccidere, solo per il senso del gusto, animali esempi di una tale meravigliosa capacità ma anche di forza e resistenza per affrontare le sofferenze, le fatiche e i pericoli necessari per la prosecuzione della specie.
Il progetto di fatto è improntato allo studio delle anguille solo per poterne disporre in modo migliore, così la vicenda porta alla luce il disprezzo verso la vita degli altri esseri viventi da parte degli umani, ennesima dimostrazione dalla superbia umana che vede le sue origini fin nella Genesi quando l’anonimo scrivano ha assegnato agli esseri umani il privilegio di disporre a proprio piacimento degli altri viventi.
Enrico Moriconi, medico veterinario, è Garante per i Diritti degli Animali della Regione Piemonte
4 gennaio 2022