Elefanti nella Riserva Naturale di Mengyang |
Come un Clan di Elefanti Asiatici ha stupito il mondo intero
Il 15 marzo 2020 quindici Elefanti Asiatici hanno inspiegabilmente lasciato il luogo dove vivevano e si sono diretti verso nord. Il loro viaggio è stato di 1200 chilometri ed è durato quasi due anni.
Un viaggio che è un autentico mistero.
Piccola nota zoologica: l’Elefante Asiatico (nome scientifico Elephas Maximus) è diffuso nell’Asia meridionale, dall’India al Vietnam, ama le foreste pluviali ed è purtroppo una specie considerata in via d’estinzione. I nostri 15 epici Pachidermi, sei femmine e tre maschi adulti con tre giovani e tre cuccioli, vivevano nella Riserva Naturale di Mengyang, nei pressi della città di Pu'er: l’area è la prefettura Dai di Xishuangbanna, una suddivisione della Provincia dello Yunnan, sud-ovest della Cina, poche decine di chilometri a nord del confine con Laos e Myanmar.
Semplicemente, questi 15 Elefanti, un bel giorno, decisero di andarsene: detto fatto, un Clan con maschi, femmine e piccoli abbandona la riserva e si mette in viaggio verso nord. Percorre chilometri su chilometri, lungo le vie più svariate: dai sentieri di campagna ai boschi, prati, campi, anche le vie di paesi e città, lungo il traffico umano. La cosa ha dell’incredibile.
Nessuno sa quale sia stato il loro obiettivo: hanno percorso circa 600 chilometri verso nord apparentemente senza uno scopo. È stato e rimane un autentico enigma etologico e criptozoologico. Per due anni - e ancora oggi - scienziati, ricercatori, operatori pubblici e privati di ogni genere si sono interrogati su questo viaggio verso non si sa dove e partito non si sa perché, ma nessun umano è stato in grado di comprenderne né la meta né il fine.
Inizia il viaggio |
Intanto, gli Elefanti non sono animali migratori, sono piuttosto stanziali. È già successo che gruppi di Elefanti si siano spostati in cerca di zone più ricche di cibo o di acqua ma non abbiamo mai assistito a un esodo così imponente, a un viaggio così lungo nello spazio e nel tempo. Il ricercatore cinese Chen Mingyong, etologo esperto nel comportamento degli Elefanti, ha dichiarato all’agenzia di stampa Xinhua che questo viaggio rappresenta un vero e proprio record: gli Elefanti possono spostarsi in cerca di nutrimento ma si è sempre trattato di pochi chilometri … gli incredibili Pachidermi di Mengyang si sono allontanati dal loro luogo d’origine per più di 600 chilometri! Mainessun Elefante si era spinto così lontano a memoria d’uomo.
Il che, dal punto di vista zoologico, resta un grande enigma, come ha ammesso al New York Times Ahimsa Campos-Arceiz, la principale studiosa di Elefanti operativa presso lo Xishuangbanna Tropical Botanical Garden che, al contempo, è una meraviglia della natura e un prestigioso ente di ricerca, gestito dall’Accademia Cinese delle Scienze. Enigma, anche perché nelle foreste di Mengyang i nostri eroi sembravano stare molto bene: erano protetti, tutelati, vivevano in mezzo a loro simili. Erano del tutto liberi in natura, non avevano problemi di cibo o di acqua. Addirittura, con numerosi altri individui della loro specie, colonizzavano all’interno della Riserva una vasta area denominata Wild Elephant Valley, un paradiso naturale costituito da una ricca foresta pluviale attraversata da una rete di fiumi, autentico eden non solo per gli Elefanti ma anche per altre specie protette, come i Bisonti, i Pavoni, i Macachi. Non per niente il reale nome di Xishuangbanna, nell’antica lingua locale Dai, è "Meng Parana Xi", che significa "Paradiso magico e ideale" …
Offerte di cibo lungo il percorso |
Eppure se ne sono andati. Alcuni etologi puntano il dito contro la progressiva riduzione degli habitat naturali: effettivamente, nel 1976 i chilometri quadrati di terra su cui gli Elefanti Asiatici potevano e possono condurre una vita libera in Cina erano circa 2100, oggi sono solo circa 500. Come fa notare Zhang Li, docente ed esperto in conservazione delle specie animali presso l’Università Normale di Pechino, c’è stata una riduzione enorme, pari a circa il 75 per cento in meno, con conseguente diminuzione o totale perdita anche degli ambienti cosiddetti “cuscinetto”, cioè quelli che si frappongono tra le aree naturali e le aree urbanizzate, mancando i quali diventa più insicura la vita animale, per via dei sempre più frequenti incontri tra umani e non umani.
Ma questa riduzione dell’habitat non spiega il grande viaggio degli Elefanti di Mengyang, anche perché, come riferisce lo Yunnan Forestry and Grassland Bureau, ente governativo cinese dedicato alla conservazione e tutela di foreste e praterie, in quell’area l’estensione delle foreste negli ultimi anni si è addirittura allargata, grazie a interventi di protezione ambientale e di riforestazione.
Come appaiono poi quasi ridicole le tesi di chi vorrebbe questo esodo causato dall’inesperienza della capobranco: ricordiamo che l’organizzazione sociale degli Elefanti è di tipo matriarcale, è sempre una femmina che assume le redini del Clan. E la tesi per cui questi Elefanti abbiano viaggiato per quasi due anni apparentemente senza meta solo perché la loro leader non li sapeva guidare appare un po’ comica.
Attraversamento di un ponte presso la città di Yuxi |
E neppure si può parlare di golosità, come qualcuno ha ipotizzato: mais e frutte esotiche, di cui gli Elefanti sono ghiotti, abbondano nelle campagne dello Yunnan e a questi Elefanti le prelibatezze non mancavano … sembra assurdo un viaggio incessante e prolungato solo perché lungo il cammino incontri dei cibi che ti piacciono: se così fosse stato, non sarebbero mai partiti o si sarebbero fermati in uno dei luoghi più ricchi di questi vegetali.
Invece no. Non si fermarono mai. Macinarono ogni giorno decine di chilometri. Attraversarono senza farsi problemi villaggi e città, arrivarono fino alla periferia della città di Kunming, il capoluogo della Provincia dello Yunnan, un’area densamente popolata con oltre sette milioni di abitanti; da qui si allontanarono ancora, dirigendosi verso i distretti di Yimen e di Eshan ai confini settentrionali dello Yunnan, distanti circa 600 chilometri dal luogo di partenza.
Nel frattempo, il viaggio deli Elefanti era diventato una questione nazionale e le autorità locali avevano costituito una squadra di operatori per seguirlo: sono stati ben 600 circa gli addetti a questo monitoraggio, provvisti anche di un’ottantina di automezzi e di una decina di droni. Un vero e proprio piccolo esercito che è intervenuto anche per assicurare il passaggio stesso degli Elefanti: sono stati infatti realizzati degli sbarramenti e creati dei cordoni protettivi che potessero scortare il Clan, effettuando evacuazioni di strade e anche di interi quartieri attraverso cui gli Elefanti sarebbero passati, allo scopo di tutelare l’integrità sia degli umani sia dei non umani. Per impedire agli Elefanti di entrare in aree densamente frequentate o in aree coltivate poco protette si è anche tentato di deviare il loro cammino, offrendo loro delle ingenti quantità di cibo che potessero invogliarli a seguire un percorso piuttosto che un altro.
Riposo notturno presso la città di Shije |
Non sono mancati i momenti di difficoltà. Ad esempio l’irruzione degli Elefanti in alcune fattorie, quasi sicuramente alla ricerca di cibo. Oppure il loro ingresso nell’edificio di una casa di riposo, con fuga degli ospiti e di chi li stava assistendo. O la visita, piena di curiosità da parte dei Pachidermi ma piuttosto invasiva, ai locali di una grossa concessionaria d’auto oppure ancora la vera e propria “sbornia” di alcuni Elefanti che avevano bevuto mais fermentato … In ogni caso non si è avuta notizia di incidenti gravi, se si escludono i danni, alcuni anche ingenti, alle coltivazioni.
Ovviamente, il Clan era diventato una vera e propria star dei media e dei social, non solo cinesi. Tra i tanti, il New York Times, il britannico The Guardian e l’Associated Press, la più grande agenzia di stampa del mondo, con sede negli Stati Uniti, hanno seguito con attenzione l’avventura e realizzato servizi anche sul posto, mentre moltissimi altri media hanno riportato l’evento, con l’ovvio risultato di scatenare una simpatia e una sorta di tifo internazionale per i nostri giganteschi amici (e anche qualche apprensione nei villaggi rurali che venivano attraversati …). In ogni caso, la simpatia e il tifo sono stati ben percepiti dal Governo cinese, il quale ha dimostrato di prodigarsi nell’assistenza e nella salvaguardia dei 15 avventurieri che, nel frattempo, erano diventati 16, perché due bei cuccioli erano nati lungo il percorso e, mistero nel mistero, un unico Elefante, un maschio adulto, si era allontanato dal Clan. Il motivo della sua deviazione è inspiegato: pareva fosse in procinto di riprendere la via di casa, per cui fu raggiunto dagli operatori umani e ricondotto verso la Riserva di Mengyang.
Dello straordinario Clan nessuno è mai stato in grado di prevedere le mosse: per più di un anno è sembrato non avessero alcuna nostalgia di casa, né del loro luogo d’origine né dei tanti che avevano ormai visitato e che si erano lasciati alle spalle. Salvo che, nell’agosto 2021, improvvisamente le Autorità cinesi hanno annunciato che il Clan degli Elefanti viaggiatori stava tornando a casa! Ebbene sì, colpo di scena: i 16 esploratori, giunti ai confini nord dello Yunnan, dopo aver percorso un’”andata” di circa 600 chilometri, avevano come se nulla fosse, inspiegabilmente, invertito la loro rotta e stavano percorrendo all’indietro il cammino verso casa … Le notizie che si sono susseguite nei mesi successivi parlano di un preciso rientro, sempre seguendo piste svariate ma chiaramente orientati in direzione Xishuangbanna.
Inizia il ritorno a casa |
Ora, augurando ai nostri eroici Elefanti di Mengyang il più felice dei ritorni a casa, non possono non sorgere diverse domande. Cosa li ha spinti ad andarsene e poi a ritornare? Cosa cercavano, cosa hanno trovato? Cosa li ha convinti che fosse ora di fermarsi? Quali conoscenze, obiettivi e strategie hanno messo in campo? O anche … cosa hanno voluto dimostrare?
Sono altrettanti, affascinanti, criptozoologici misteri.
Nessuno studioso o esperto umano se ne è potuto fare una ragione. Si affaccia un pensiero eretico, almeno per la zoologia ufficiale. E cioè: alla fine della fiera, che il Clan abbia deciso di lanciare una pietra nello stagno dell’uomo antropocentrico, per ricordargli che siamo tutti figli di Madre Terra e che è ben ora di porre attenzione e dare pari dignità ai fratelli diversi di vita sul Pianeta?
In effetti, questo esodo ha messo drammaticamente in evidenza il fatto che gli Elefanti, in Cina, esistono. Sono pochi in una nazione immensa - si calcola circa 300 - ma esistono. Sono una società, sono una civiltà, hanno i loro rapporti con l’animale umano, le loro esigenze, le loro specificità, il loro bisogno di spazi e di certi vegetali per alimentarsi. Non è poco accorgersi di tutto questo e, almeno pare, le autorità cinesi lo stanno facendo, con tante iniziative allo studio per la salvaguardia e la tutela delle aree naturali e delle forme di vita non umana.
Che lo vogliate o no, cari Umani, ne dovete tenere conto. Beh, se fosse così che hanno agito, ci sarebbe dell’incredibile e del meraviglioso.
Elio Bellangero, ricercatore della Ecospirituality Foundation, conduce la trasmissione “Animali ed Enigmi” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it
14 aprile 2023