Il polpo si orienta in qualsiasi labirinto, sa usare la memoria, ha straordinarie capacità intellettive, apre da solo bottiglie, scatole e vasetti |
Gli animali, intelligenze diverse che convivono con noi
Molte persone considerano possibile la manifestazione di altre intelligenze nell'universo. Il tema è affascinante anche se pone difficili questioni etiche: se esiste altra vita nell’universo, come si sarà sviluppata la cultura delle altre specie? Il sistema sociale sarà simile al nostro, avranno dei profeti, avranno avuto anche queste altre civiltà un Cristo o un Buddha a cui rendere conto?
Problemi spinosi che probabilmente stanno alla base della cover-up che mantiene l’argomento al di sotto della minima soglia di normalissima informazione: occuparsi di UFO e alieni significa avere del tempo da perdere ed essere come minimo persone stravaganti.
Ma non ci si rende conto che gli stessi pregiudizi scattano quando si cerca di approfondire il rapporto con gli alieni che stanno accanto a noi.
Quanti si rendono conto della presenza di intelligenze diverse vicino a noi, fianco a fianco, addirittura in casa nostra?
Mi riferisco alle forme di vita che coabitano con noi su questo pianeta, comunemente definite "animali".
Oggi per fortuna, chiunque abbia un minimo di civiltà, considera normale tutelare gli animali, trattarli dignitosamente, e quando possibile dare loro ospitalità.
Ma fino a che punto li consideriamo "persone", al nostro pari, con una loro individualità, con una loro evoluzione e autocoscienza? Esseri intelligenti con cui confrontarsi, e reciprocamente insegnarsi qualcosa?
Spesso anche chi li tutela e si batte per i loro diritti, trova normalissimo ad esempio "castrarli".
Oppure si dà per scontato che essi costituiscano le nostre riserve di cibo.
Siamo convinti di vivere un'era di progresso e di civiltà, eppure permettiamo che altre forme di vita, intelligenze diverse da noi nella forma e nella cultura, siano quotidianamente torturate, vivisezionate, mangiate.
La società delle api è organizzata e complessa. Esiste una precisa gerarchia tra regina, operaia e fuco |
Se si trattasse di esseri provenienti dallo spazio, forse ci indigneremmo. Con gli animali, è normale.
L'uso degli animali come cibo e come strumento di ricerca medica si basa sull'equivoco che essi siano intellettivamente "inferiori", incapaci di veri sentimenti e di autocoscienza.
Ma su quali basi si può fare un'affermazione simile?
Non c'è alcuna base certa per poter affermare che l'uomo sia intellettivamente superiore. L'uomo stesso arriva dallo stesso processo evolutivo delle altre specie, e il fatto che il suo cervello sia dotato di una maggior corteccia cerebrale non dimostra nulla. Il cervello della donna pesa di meno di quello dell'uomo, quindi è più piccolo; vuol forse dire che l'uomo è più intelligente?
Altro esempio: gli insetti hanno una struttura nervosa completamente diversa dalla nostra; ma non per questo si può affermare che non siano intelligenti, basti pensare alla complicata struttura sociale delle api o delle formiche. I polpi si orientano in qualsiasi labirinto. Sanno usare la memoria. Hanno un corpo con straordinarie capacità intellettive. E aprono da soli bottiglie, scatole e vasetti.
Istinto di specie? Allora bisogna chiedersi che cosa sia l'istinto!
Io direi piuttosto che gli animali sono dei super-eroi e sanno fare cose che noi umani ci sogniamo.
Eppure anche i meglio intenzionati non so fino a che punto considerino il proprio cane o il proprio gatto al pari di un alieno sbarcato in casa loro da un'astronave.
Fino a che punto cerchiamo di capirli e di comunicare con loro?
Gli animali accompagnano la nostra vita come creature discrete che fanno un pezzo di strada con noi, si affiancano a noi, e poi altrettanto discretamente se ne vanno. Ma in quel breve tragitto ci regalano cose preziose, anche se magari non le capiamo o non le sappiamo valutare nella loro grandezza.
Noi umani viviamo la nostra vita tra mille vicissitudini che creano la storia dell’uomo. Ci interfacciamo tra di noi attraverso mille battaglie, piccole e grandi; guerre tra le pareti domestiche, tra vicini di casa, fino ai conflitti mondiali. Una umanità variegata composta da idealisti che cercano di costruire un mondo migliore, e da egoisti che perseguono solo il potere, il denaro, la sopraffazione.
Dalle cince che sanno riconoscere il latte scremato ai piccioni con il gusto dell’arte, gli uccelli dimostrano capacità di apprendimento e consapevolezza molto sviluppate |
La storia dell’umanità è complessa e densa di guerre, sopraffazioni e grandi ideali. Ma tutto questo si svolge in un grande teatro che è la natura, e accanto a noi ci sono altre creature che a malapena intravvediamo considerandole come il nostro scenario. Nella storia dell’uomo non c’è posto per gli animali.
Eppure queste creature non sono uno scenario. Sono realtà vive e vitali, sono “persone” come noi, anche se differenti nell’aspetto; con proprie culture, usi e costumi, emozioni, consapevolezza.
Ma chi sono quelli che noi chiamiamo comunemente animali?
Potremmo dire che sono degli alieni, perché hanno una forma diversa dalla nostra, usi e costumi diversi dai nostri, culture diverse. Se togliamo agli animali la ruolizzazione che, anche con le migliori intenzioni, li colloca in una precisa parte (il cane, il gatto, etc.) allora possiamo scoprire qualcosa di sorprendente.
Incorriamo nell’errore di ritenerci superiori a loro, come se fossero dei bambini che devono imparare qualcosa da noi. Non sono dei bambini perenni. Magari li raccogliamo cuccioli e per un po’ ci trattano come dei genitori, ma poi crescono, hanno un loro decorso di vita, e diventati adulti, spesso sono loro a sostenerci, a farci coraggio, ad alleviare le nostre angosce.
Ma quelli che comunemente chiamiamo animali sono molto più di questo.
Non vincolati da dogmi, profeti, religioni, sono creature libere e sincere. Sono in simbiosi con la Natura e proprio per questo si rivelano come esseri straordinari.
Hanno delle premonizioni, sentono prima di noi i terremoti. Quando c’è stato lo Tsunami del 2004 nell’oceano Indiano che ha causato centinaia di migliaia di morti, gli animali si sono salvati. Tutti gli animali. Gli elefanti con i loro barriti hanno salvato centinaia di persone. Un uomo rimasto intrappolato tra le macerie per settimane è riuscito a sopravvivere perché nutrito dagli uccelli.
Ci sentiamo superiori, li guardiamo con paternalismo, perché abbiamo internet? Perché usiamo i Boeing per trasferirci da un continente all’altro? Ebbene, forse loro non hanno bisogno di questo.
Abbiamo inventato la penicillina che salva anche la loro vita? Non dimentichiamo però che le grandi case farmaceutiche spiano le grandi scimmie per carpire i segreti delle loro erbe terapeutiche.
L’Autrice con un’amica di altra specie |
L’uomo, il più grande parassita esistente in natura, ha costruito un mondo in cui non c’è spazio per gli animali. La società maggioritaria ha preso possesso delle sorti dell’umanità e ha annientato le altre culture, lo ha fatto con i Popoli indigeni e ancor più con gli animali.
Eppure anch’essi, al pari dei popoli che vivono ai margini della storia, sono popoli invisibili con una loro storia e una loro cultura. Gli animali hanno una loro terapeutica, i gatti conoscono perfettamente le erbe che servono loro per curare i loro disturbi. Questo, anche quando non siano cresciuti in una comunità di gatti ma adottati da cuccioli. E qui sorge una domanda: come si passano, tra di loro, queste informazioni?
Siamo superiori? Eppure noi non riusciamo ad imparare il loro linguaggio. Loro invece conoscono la nostra lingua: chi vive con un gatto o con un cane questo lo sa.
Gli animali sembrano possedere un’armonia, una consapevolezza, una serenità che all’uomo sembra sia negata. E c’è da chiedersi perché.
Nelle antiche tradizioni gli animali hanno un ruolo sacro, sono i custodi della porta sull’invisibile. Sono visti come animali totemici che ci guidano, ci proteggono. Ma la nostra presunta superiorità, il nostro paternalismo nei loro confronti ci impediscono di partecipare alla magnifica danza a cui gli animali ci invitano.
La stessa superiorità paternalistica che ci fa vedere i popoli nativi come dei selvaggi anziché come persone con una cultura e una spiritualità diversa dalla nostra, non ipotecata da dogmi religiosi.
Forse, se c’è una speranza per il futuro dell’umanità, se mai sarà possibile costruire un mondo migliore, la speranza sta proprio negli animali. Si inseriscono nelle nostre vite, nelle nostre case, e ci fanno diventare migliori.
Forse l’unica speranza per questa umanità malata è riposta proprio in questi nostri fratelli diversi. Sta a noi cercare di essere ricettivi al loro insegnamento, smettendo di vederli come figli o fratellini minori e, magari con un po’ di umiltà, provare ad imparare qualcosa da loro.
4 febbraio 2024