Una consapevole apologia delle magiche, splendide volpi
Questa è senz'altro una consapevole apologia delle magiche, splendide volpi. Creature che non hanno mai goduto di privilegi, nonostante facciano capolino nelle fantasie umane forse più del lupo. Nonostante siano protagoniste dei bestiari medievali e degli albi illustrati, delle trame antiche di miti e leggende, delle fiabe di tutto il mondo dei film d'animazione.
Nonostante abitino l'immaginario onirico di grandi e piccini.
Nei paesi anglosassoni, la caccia alla volpe si è protratta a suon di corno, per esempio, fino al 2005, anno in cui è stata finalmente abolita. Di certo esistono ovunque stuoli di cacciatori che ancora oggi si vantano di praticare la “caccia in tana”, scatenando i cani per farli entrare dentro i cunicoli affinché sbranino i cuccioli della volpe, facendo a pezzi anche la legge 157/92, un testo non specifico sul tema ma redatto a tutela della fauna selvatica.
Gli allevamenti, poi, sono veri e propri lager per le nostre creature rosse e argentate, sono il paradiso della Crudelia De Mon che vive in molte donne, quelle che ambiscono alla pelliccia come status symbol. Più che simbolo, un segno che le persone insicure di se stesse credono possa essere distintivo, come se indossando un capo di abbigliamento potessero trasformarsi nella Venere di Leopold Von Sacher-Masoch. L’abbaglio è evidente, è un inganno che uccide il simbolo, appunto, oltre che la volpe.
«Tu non mi possiedi attraverso la pelliccia», sussurrano le voci del bosco. «Se rubi l'identità al legittimo proprietario non diventi la fiera che invidi. L'unico modo per avermi», grida la volpe, «è dialogare con me nel regno immaginale, è proteggermi nel mondo reale.»
Furba e fulva, la volpe irrita e disturba gli allevatori perché uccide le galline nel pollaio. Vogliono essere loro i soli a uccidere gli altri animali. Gli umani ci tengono a vincere la coppa di predatori unici.
La volpe è, insomma, uno degli animali che più subisce la crudeltà della specie che infesta il pianeta.
Come possiamo salvare questa bella creatura nell’ecologia della nostra Psiche, seguendo il suggerimento offerto da James Hillman rispetto agli “animali del sogno”?
Cerchiamo di comprendere insieme qual è il modo migliore per ascoltare la “volpe inconscia”. Il che è un compito psicologico ma anche un po’ alchemico. È un compito che gli animali tutti ci chiedono in qualità di creature viventi fuori e dentro di noi.
La volpe che abita il nostro mondo immaginativo si nasconde nella nebbia che avvolge i boschi interiori. Se l'accogliamo senza farle del male diventa addomesticabile - ma solo fino a un certo punto - un po' come è accaduto al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry quando ha conosciuto la sua amica dalla coda fulva.
In Giappone, la volpe è associata alla leggendaria fanciulla Kitsune che si presenta come spirito ammaliante, capace di trasmutarsi in fiera nelle trame oniriche degli umani. Nei confronti di Kitsune bisogna saper mantenere una certa distanza - di rispetto e cura - così come di fatto occorre fare con tutti i selvatici del mondo. Rispetto del mondo selvatico nel mondo e nel regno della Psiche.
La volpe corre e danza nel folto della foresta immaginale. Si cela in mezzo ai cespugli e poi ci lascia intravedere le sue orecchie sperando che le offriamo riso e sakè. Attraversa un sogno, Kitsune, saltella tra i versi di una poesia e tra le pagine di un romanzo. L’afferri solo se lei decide di lasciarsi afferrare, altrimenti sfugge lasciandoti il tempo di scorgere la punta della sua coda. Se l’ascolti, se la accogli in te, ti rivela idee geniali. A patto che tu non ti avvicini troppo, lascerà che i vostri sguardi si incrocino.
Kitsune assume sembianze animali o umane a seconda delle situazioni. Si inserisce nel filone delle donne divine teriomorfe che, di volta in volta, a seconda dei contesti culturali e narrativi assumono forma serpentina, come - esempio tra tutti - Melusina - o di uccelli differenti e variegati…
Per la psicologia analitica (junghiana), l'Anima, la quale è un elemento psichico fondante, è connessa alle parti istintuali della personalità. L’Anima ci parla attraverso le immagini simboliche nei sogni, nelle fiabe, nei miti e nelle leggende: appartiene alla psicologia dell'uomo come controparte femminile interiore, ma è aspetto del Sé (la totalità psichica) in ogni donna che intraprenda il proprio percorso di coscienza; è danza di volti e composizione dinamica, poliedro che la guida dal centro della personalità.
La figura di Kitsune è associata all'inganno (là dove la seduzione appare come inganno) ma anche alla relazione speciale di una creatura magica con un essere umano. Alcune Kitsune si sposano con uomini comuni, che non hanno nulla di mitologico, così come avviene nelle leggende europee delle spose fatate. Come, appunto, la fata Melusina, moglie del nobile Raimondino, la volpe si unisce all’essere umano per rinnovare la congiunzione con l'Anima.
Kitsune è di certo astuta, ma sarebbe riduttivo associare solamente questa caratteristica alla bella volpe. La scaltrezza aiuta ciascuno di noi a districarsi nel sottobosco del quotidiano, a svelare piuttosto che a ordire gli inganni che vengono tramati contro di noi (così come Mercurio aiutò Ulisse). Questo aspetto dell'intelligenza è la nostra ‘volpe interiore’: una creatura spirituale, piena di valore.
Certo, non possiamo negare la stuzzicante astuzia mercuriale quando pensiamo alla volpe. Ricordiamo il francese “Roman de Renart” del XII secolo, una storia nella quale la volpe è protagonista. O la favola di Esopo, nella quale la furbetta non sempre ottiene l'uva agognata.
Il “Roman de Renart” è una raccolta di racconti satirici in versi, scritti in rima baciata e dipinti da Pierre de Saint-Cloud (XII°-XIII° secolo) con storie di animali che si comportano come uomini. La volpe Renart si districa e al contempo si ingarbuglia tra inganno e saggezza. Partendo da Esopo e attraversando il medioevo troviamo numerose avventure nelle quali sono proprio gli animali a "fare il mondo" e a tessere le trame fino ai giorni nostri.
Le storie di bestiole antropomorfe sono numerose in tutti i tempi e paesi. Sono state narrate oralmente, dipinte sui manoscritti, stampate, rappresentate grazie al cinema moderno nei film a cartoni animati (basti pensare a “Robin Hood” ma anche al contemporaneo “Zootropolis”).
Qualche tempo fa, come già ho scritto in un precedente articolo sulla rivista Psiconline, la volpe è apparsa nel sogno di una mia paziente, una donna che chiamerò Sara.
Siamo sedute l’una di fronte all’altra, sul finire di un colloquio di psicoterapia. Sara è sulla cinquantina, oscilla tra autonomia e dipendenza dalla figura maschile. Mi racconta che ha sognato una volpe fulva. L'animale si avvolgeva intorno alle sue spalle come un collo di pelliccia e le raccontava storie interessanti senza usare parole: era una volpe amica. L’animale guida offre a Sara una serie di narrazioni, idee, spunti di riflessione da sviluppare nelle sedute successive. Con Sara “giochiamo” ovvero rappresentiamo, la volpe onirica attraverso lo psicodramma duale, un metodo utile per esplorare i sogni nel corso di una seduta individuale. Drammatizzare un contenuto inconscio permette di scoprire alcuni tra i misteriosi messaggi che si celano dietro il velo di una immagine; elementi che prendono spunto dalla relazione terapeutica, stimoli che provengono dalle fiabe di un lontano passato, memorie collettive di fiere boschive, di occhietti furbi tra le foglie autunnali. Ed ecco che la volpe ci riguarda un po’ tutti/e, poiché appartiene alle narrazioni dell’anima. Porta consiglio, la volpe inconscia, e regala al sognatore una forza del tutto particolare. Mette in gioco l’astuzia del trickster che si riflette nella nostra stessa furbizia, ma non disdegna la cura della fragilità che si cela dietro l’apparenza delle cose.
“Una guida importante, la mia volpe”, sussurra la paziente e parla di quel musetto affilato che sa affascinare, una guida furbetta e scaltra, predatrice, della quale occorre cogliere gli aspetti ambivalenti.
Carlo Collodi, per esempio, ci ha regalato l'immagine di un brigante-volpe: il malvivente che inganna Pinocchio, perfettamente accoppiato al gatto. Nelle storie più antiche, in molti racconti, leggende e fiabe tramandate in lungo e in largo per tutto il mondo, la volpe mette in mostra gli aspetti truffaldini. Secondo questa linea della tradizione folkloristica, la volpe è appunto il “trickster”, ovvero il Briccone divino.
Il Briccone-Imbroglione è uno spirito mercuriale, appartenente alla zona di confine tra gli opposti: terra e cielo, mondo vitale e infero. Si tratta di un personaggio che nella mitologia greco-romana ha a che fare con il ben noto Hermes/Mercurio - il messaggero degli dei che è dio della parola, dell'eloquenza e dell'inganno, del commercio e degli scambi, dei viaggiatori e anche dei ladri. Conoscitore degli incantesimi più complessi, l'astuto Mercurio aiuta un altro ben noto e scaltro personaggio a liberarsi dalle mire della maga Circe.
Lo spirito Mercurio è anche il “ligamentum” alchemico, elemento di connessione tra gli opposti, tra il fisso e il volatile, il maschile e il femminile, e partecipa ad entrambe le nature.
Carl Gustav Jung nomina il Briccone più volte nelle pagine della sua immensa opera. Questo personaggio appare nelle storie pubblicate negli anni '40 dal dottor Paul Radin, leggende degli indiani Winnebago (“Hero Cycles Of The Winnebago” - I cicli dell'eroe dei Winnebago).
L'Ingannatore appartiene ad una fase potremmo dire "adolescenziale" dello sviluppo dell'archetipo dell'eroe, un livello che va di pari passo con quello culturale, collettivo, e con l'evoluzione dell'individuo sulla strada della vita. Il suo mutare di forma non è trasformazione ma travestimento, mutevolezza senza coscienza. Eppure, egli è il fondatore della civiltà: gli indiani Winnebago credono che il Briccone, grazie al dono del Rito magico, sia colui che ha dato il via alla Storia.
Un ruolo decisamente importante per la nostra volpe.
Dialogare con la volpe ci offre spunti di saggezza, intuizioni uniche. Può aprire nuove vie alla conoscenza profonda di sé.
La volpe come compagna immaginale ci guida al di là del testo, ci conduce negli interstizi tra le parole, tra le righe nei non detti, nei non scritti.
«L'essenziale è invisibile agli occhi», d'altronde, scrive Antoine de Saint-Exupéry.
Ogni azione nel nostro quotidiano è supportata dalla saggezza, una saggezza che passa attraverso la possibilità di utilizzare anche il guizzo della furbizia, l'astuzia, l'intelligenza che afferra al volo l'idea.
«L'anima saggia sta nell'enigma», scrive Jung, e nella furbizia mercuriale: nel fare coscienza, la volpe ci aiuta ogni giorno. Se l'Io si mostra rigido, la volpe ci porta alla luce l'altra parte, furbescamente, se siamo in contatto con l'inconscio, ci guida a leggere tra le righe. La volpe può aiutarci a non eccedere nell'uno o nell'altro senso. La sua non è la furbizia del furbastro ma del furbetto. Rappresentante dello spirito vivo, è un'astuta abilità e un'astuzia abile a maneggiare la parole senza privarle dell'anima. Le risorse della volpe sono strumenti che fanno parte delle nostre ricchezze interiori.
Da conoscere e allenare, qualora non siano ancora buone abitudini.
Valeria Bianchi Mian, psicologa psicoterapeuta, psicodrammatista junghiana, naturopata, creatrice del Metodo Tarotdramma®, scrittrice di narrativa, poesia e saggistica, membro Artists United For Animals, speaker a Radio Dreamland con la trasmissione "Anima Mundi - Riflessioni Psicoecologiche".
31 luglio 2024 - Fonte: www.shan-newspaper.com