La Giunta Regionale ha riaperto anzitempo la caccia negli ambiti percorsi dagli incendi. Non corrisponde al vero la notizia circolata che la Regione avrebbe semplicemente prolungato il divieto di caccia. Le associazioni protestano e organizzano un presidio
Sembrava che finalmente ci fosse qualche passo verso un processo di civiltà, se pur lento. Avevamo gioito quando la Regione Piemonte aveva sospeso la caccia nei territori disastrati dagli incendi, dimostrando di tenere in conto la realtà delle associazioni animaliste e ambientaliste nonché la maggioranza dei cittadini che NON vogliono la caccia, perché considerata una pratica incivile e pericolosa non solo per gli animali ma per chiunque voglia fare una tranquilla passeggiata nei boschi.
Invece, con delibera approvata venerdì 17 novembre scorso, la Giunta Regionale del Piemonte ha riaperto anzitempo, con due settimane di anticipo, l’attività venatoria nei comprensori alpini percorsi dagli incendi annullando il divieto che prevedeva lo stop fino al 30 novembre 2017.
Le associazioni di protezione ambientale e animaliste hanno subito condannato, a mezzo di comunicato stampa, la decisione della Giunta affermando che essa “tiene in considerazione solamente l’interesse di una minoranza armata e in nessun conto le esigenze di sopravvivenza delle specie selvatiche”.
In Provincia di Torino la caccia è stata sospesa fino al termine della stagione venatoria solamente in 19 comuni dove si sono sviluppati gli incendi e in provincia di Cuneo solamente in 5 aree percorse dal fuoco, dove la caccia sarebbe già vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della legge 353/2000.
Nelle aree ove la caccia rimane vietata per effetto del provvedimento della Giunta fino al termine della stagione venatoria gli animali sopravvissuti agli incendi si sono già da tempo allontanati. Non si deve perciò incorrere nell’equivoco che i provvedimenti regionali siano in favore della fauna selvatica, bensì come un ennesimo regalo ai cacciatori.
Nel comunicato congiunto firmato dalle associazioni ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia si afferma: “La strampalata ipotesi poi ventilata agli organi di informazione dall’assessore regionale Giorgio Ferrero di istituire zone di protezione nelle aree percorse dal fuoco rappresenta un inganno ai danni del nostro martoriato patrimonio faunistico. Poiché la legge 157/1992 prevede percentuali fisse per la realizzazione delle oasi di protezione, voler realizzare oasi di protezione nelle aree percorse dal fuoco, dove già la caccia è vietata per 10 anni ai sensi dell’art. 10 della Legge 353/2000, significa solamente vietare la caccia in zone dove la caccia è già vietata e la fauna selvatica non esiste più e riaprirla di conseguenza in altre zone dove la fauna invece è presente o potrebbe avere trovato rifugio.”
Le Associazioni ambientaliste e animaliste si sono immediatamente mobilitate e hanno organizzato un Presidio previsto per giovedì 23 novembre alle ore 14.30 a Torino davanti alla sede del Consiglio Regionale del Piemonte, Palazzo Lascaris via Alfieri 15.
Il presidio è organizzato dalle associazioni ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS Gaia e radunerà tutti coloro, sia associazioni che singoli cittadini, che intendono protestare contro la decisione della Giunta Regionale del Piemonte e chiedere un atto di coerenza e indipendenza politica dal mondo venatorio, confermando il divieto di caccia in tutti i comprensori percorsi dal fuoco fino al termine della stagione venatoria o quantomeno fino al termine previsto in origine.
Il Presidio è organizzato in concomitanza con la continuazione della discussione nella III Commissione del Consiglio Regionale del DDL n. 182 di regolamentazione della caccia in Piemonte.
21 novembre 2017