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Vegan evolution

L’evoluzione nel piatto è in atto: può sembrare uno slogan, ma è realtà

 

I principi dell’alimentazione vegana hanno dato il via a un cambiamento inarrestabile, indirizzando scienza e industria alimentare verso innovazione e verso una evoluzione del cibo che partendo, in prima battuta, da una base vegetale sta ottenendo risultati eccellenti, fino ad arrivare alla coltivazione in vitro o alla stampa in 3D.

Non è solo più vegan, ma si tratta di un’apertura inevitabile, utile e necessaria in un processo di miglioramento e di raggiungimento di un benessere ad ampio raggio in prospettiva degli anni a venire. Benessere che includerà il riscatto della dignità di tutti gli animali cosiddetti “da reddito” e del nostro pianeta nella sua accezione più allargata.

Non si tratta di una moda, ma di una evoluzione nutrizionale, in cui l’esclusione di cibo a base animale rappresenta il fondamento della prevenzione di malattie ormai dilaganti come le patologie cardiovascolari, l’obesità, il diabete, le neoplasie.

Oggi la salute delle persone, quella degli animali e quella del pianeta sono strettamente legate e interconnesse e lo si evidenzia dal fatto che gli alimenti più salutari risultano essere anche quelli con un minore impatto sull’ambiente e sulla sofferenza animale.

Oggi le scelte su cosa portare a tavola stanno rivoluzionando il mercato alimentare a un ritmo esponenziale. Basti pensare che circa il 25% delle proteine assunte in Italia è di origine vegetale, e si prevede che entro il 2035 la quota vegetale sull’intero mercato delle proteine aumenterà considerevolmente e la scelta dei consumatori sarà quella di cibi proteici low carb.

Per di più, il cibo del futuro prossimo è un argomento caldo e vi è un ampio riscontro nei dati delle conversazioni sui principali social network italiani dove, tra marzo e maggio, si sono registrate quasi 70.000 mention sul cibo, più di 25.000 sul Novel food e circa 9.800 sul Vegan e Vegetarian food con una audience da record di 207milioni di impression totali.

E’ indicativa l’analisi delle conversazioni, che mostra un focus del dibattito sulla carne e la cucina vegetariana, dove la parola più ricorrente negli interventi è “carne sintetica” con oltre 91.000 interazioni, le parole “vegetariano” e “vegano” sono 66.230, legate spesso al concetto di salute del cibo (88.601) e sostenibilità (60.120). (1)

 L’ offerta di carne a base 100% vegetale è sempre più ampia e verosimile per gusto, consistenza e apporto di nutrienti
L’ offerta di carne a base 100% vegetale è sempre più ampia e verosimile per gusto, consistenza e apporto di nutrienti

E i dati continuano: è accertato che in questo momento il mercato del cibo plant-based è in continua crescita, coinvolgendo non solo i vegetariani e i vegani, ma anche coloro che scelgono di ridurre al minimo il consumo di prodotti animali.

Si tratta di vendite effettuate per 5.8 miliardi di euro negli ultimi anni, con crescite anche oltre il 30% per prodotti simili a latte, latticini e carne, dove l’Italia si piazza al terzo posto dopo Germania e Regno Unito per consumi e acquisti di alimenti con dicitura vegan.

A confermarlo è un recente studio del Good Food Institute Europe che in collaborazione con il centro di ricerca NielsenIQ, ha effettuato la ricerca su 13 dei maggiori mercati europei, ovvero su Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Spagna e Svezia. (2)

Studio che ha rilevato come in Italia le vendite dei prodotti 100% vegetali siano aumentate del 21% dal 2020 al 2022, segnalando una crescita sull’acquisto non solo di burger o carne vegetale, ma anche di cibi come di yogurt, creme spalmabili, formaggi, dessert e gelati tutti plant-based e persino frutti di mare vegan, arrivando a un valore che supera i 680 milioni di euro di venduto.

Si tratta di numeri che mostrano come i consumatori siano sempre più indirizzati verso un cibo più sano, etico e sostenibile e di come le scelte delle persone possano influenzare le aziende e i produttori alimentari in una sempre più innovativa proposta di prodotti gustosi, nutrienti e accattivanti. Anche il settore della ristorazione sta dando una risposta importante proponendo piatti e menù senza derivati animali in ristoranti, pizzerie e gastronomie, non solo nelle principali città italiane ma anche in diversi capoluoghi sparsi lungo tutta la penisola, dalle Alpi alle isole maggiori.

E’ evidente che l’alimentazione è in evoluzione: lo è a partire dalla carne a base vegetale ma anche dalla carne coltivata, perché si tratta di carne non macellata. Questo significa che la strada è aperta verso l’abolizione degli allevamenti di animali, perché altri esseri viventi e senzienti non ci serviranno più come cibo.

Le vendite dei sostituti a base vegetale di latte e latticini hanno superato il 38% negli ultimi due anni
Le vendite dei sostituti a base vegetale di latte e latticini hanno superato il 38% negli ultimi due anni

Dalle rilevazioni Eurispes 2023, che analizzano la situazione economica e sociale in Italia rispetto ai consumi, viene messo in luce come l’allevamento intensivo per uso alimentare rappresenti uno di quei temi rispetto ai quali gli italiani hanno sviluppato grande attenzione e sensibilità, tanto che a dichiararsi contrario è il 72,7% della popolazione. (3)

E poi ancora, rispetto a una scelta veg, la situazione risulta stabile rispetto allo scorso anno, evidenziando che sono soprattutto i giovani compresi nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni a scegliere una dieta vegetariana, mentre la maggior adesione all’alimentazione vegana si riscontra tra i 25 e i 34 anni.

Sicuramente, in queste scelte, ai benefici individuali si sommano i benefici per il pianeta. Inizia a entrare nella consapevolezza di sempre più persone, e non solo più delle nuove generazioni, che i sistemi alimentari globali, ovvero gli allevamenti intensivi, sono responsabili di una quota elevata delle emissioni di gas serrae che lo spostamento dei consumi alimentari umani verso i prodotti di origine vegetale possano aiutare veramente a ridurre l’impatto ambientale. E’ comunque dimostrato che la produzione delle materie prime per i piatti plant-based, come vegetali, frutta, cereali, legumi e semi, richieda un impiego minore di risorse naturali comportando un’impronta idrica, di carbonio ed ecologica decisamente più bassa, senza contare il fondamentale contributo di natura etica verso la vita senziente.

Altro dato Eurispes, che mostra l’evoluzione del mercato plant based, in questo caso al dettaglio, è che la maggioranza dei vegetariani e vegani (pari a un 56%) non trova difficoltà a fare la spesa di questi prodotti vicino casa.

Inoltre è emerso che un italiano su quattro sarebbe disposto a mangiare carne coltivata e che sono ben il 30% coloro che acquistano alimenti senza lattosio, anche senza avere un’intolleranza o che il 13,3% compra alimenti senza uova, ma di questa percentuale solo il 3,5% lo fa per intolleranza.

La maggioranza dei vegetariani e vegani non trova più difficoltà a fare la spesa di prodotti plant-based nei supermercati o negozi vicino a casa
La maggioranza dei vegetariani e vegani non trova più difficoltà a fare la spesa di prodotti plant-based nei supermercati o negozi vicino a casa

E proprio perché il cibonon è solo nutrizione ma è anche piacevolezza, stanno ottenendo un grande successo i prodotti vegetali che propongono, in quanto a gusto e consistenza, un’esperienza simile a quella di “vecchia generazione” animale. Così oggi gli spezzatini, gli straccetti, i cubetti, le salsicce, le fettine, le cotolette, i tranci o i macinati, tutti rigorosamente plant-based, ormai sono in grado di riprodurre i sapori e le texture di carne, pollo, coniglio, salmone, tonno e altri pesci…ma anche gusti molto simili al latte vaccino o ai formaggi.

Per finire, l’evoluzione del cibo più eclatante è quella della carne coltivata: già in uso in Asia, oggi allo start negli Usa, dopo il secondo “ok”, avuto anche dalla Food and Drug Administration e al momento in fase di discussione in Europa, dove la Good Food Institute Europe sta collaborando con i Governi per ottenere il via libera.(4)

Sicuramente questo rappresenta un grande passo avanti, perché è arrivato il momento in cui le persone non devono più sottostare a una proposta alimentare, per se stessi e per i propri figli, che implicaprigionia, torture, manipolazioni genetiche e massacri a carico di miliardi di animali ‘da reddito’, perché ci sarà la versione a livello zero di sfruttamento, intendendolo per tutte le carni, ricavate da animali di terra, di aria e di acqua, compresi persino i derivati di origine animale.

Secondo le previsioni, a breve le proteine coltivate arriveranno ad avere una quota importante sulla produzione alimentare e quella che ancora oggi è proposta in negozio come carne animale sarà solo più un macabro ricordo.

Così per chi fatica a fare a meno della carne animale, vuoi per abitudine o assuefazione dettati dall’attaccamento alla sua consistenza, al sapore sanguigno, alla colorazione o per il suo simbolismo di cultura patriarcale, potrà mangiare la versione coltivata o quella plant based, contribuendo, allo stesso tempo, alla propria salute, alla dignità degli animali e alla salvaguardia del pianeta che ci ospita.

Questa intanto è l’evoluzione.

 

Riferimenti:

(1): Osservatorio sui Media e la Comunicazione di Telpress Italia piattaforma Mediascope

(2): https://gfieurope.org/market-insights-on-european-plant-based-sales-2020-2022/

(3): https://eurispes.eu/news/risultati-del-rapporto-italia-2023/

(4): https://gfieurope.org/cultivated-meat/

 

 

Miriam Madau è medico omeopata e nutrizionista vegano. Conduce su Shan Newspaper le rubriche “Felicemente Veg” sull’alimentazione vegana e “H2O” sull’omeopatia. Conduce inoltre la trasmissione “VeganSì” su Radio Dreamland www.radiodreamland.it

 
26 giugno 2023

 

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