SOS Gaia
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L’On. Michela Vittoria Brambilla apre con il suo intervento l’evento “Animali e Ambiente: dal cuore alla Costituzione”

“Di fronte alla vita, o alla sua negazione, siamo tutti uguali”


Pubblichiamo l’intervento dell’On. Michela Vittoria Brambilla in occasione dell’evento “Animali e ambiente: dal cuore alla Costituzione” che si è tenuto a Milano presso l’Hotel Principe di Savoia, organizzato dalla Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente per presentare il Manifesto che propone l’inclusione della tutela degli animali nella Costituzione

Milano, 14 dicembre 2014

Care amiche, cari amici, innanzitutto vi ringrazio per essere intervenuti numerosi a questa iniziativa, “Animali e ambiente: dal cuore alla Costituzione”.

Ringrazio i presidenti delle associazioni aderenti alla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, un grande sogno diventato realtà. A soli due anni dalla sua nascita, oggi riunisce ben 34 associazioni, un successo. Una realtà con la quale politica e istituzioni devono fare i conti. Una voce forte ed autorevole, che riunisce tutti il mondo del l'animalismo e dell'ambientalismo italiano.

E ringrazio gli amici de La Coscienza degli Animali, il movimento di pensiero che Umberto Veronesi ed io abbiamo fondato nel 2010, al quale si sono aggiunti in qualità di garanti importanti personalità del mondo della scienza, della cultura, dell'arte. Un movimento che tante battaglie ha già condotto e che oggi presenta il manifesto per l'inclusione della tutela dell'ambiente e degli animali nella costituzione. A prima firma Umberto Veronesi, seguita da tanti altri importanti intellettuali italiani.

Tutti insieme oggi vogliamo trattare un argomento di grande attualità e importanza non solo per il movimento animalista, mentre si parla tanto di riforme: l’esigenza di dare tutela costituzionale, tra i principi fondamentali, all’ambiente e agli animali in quanto esseri senzienti.

Non è questa la sede per ripercorrere il dibattito secolare sullo status dell’animale rispetto all’uomo dal punto di vista filosofico e giuridico e neppure il pluridecennale dibattito sull’aggiornamento dell’art.9 della Costituzione che menziona il paesaggio ma non, come molti ritengono più moderno e più corretto, l’ambiente e gli ecosistemi. Qui, fortunatamente, non abbiamo bisogno di convincere noi stessi: giochiamo in casa, tra animalisti e ambientalisti. Sappiamo che il rispetto per la vita, qualsiasi vita, è una delle grandi conquiste dell’uomo, un segno di autentica civiltà.

Michela Vittoria Brambilla con alcuni degli amici quattrozampe intervenuti

Sappiamo che è riduttivo parlare di “vita” intendendo solo la “nostra vita” e non quella degli animali che condividono con noi il viaggio sull’Arca planetaria. Sappiamo che i “diritti degli animali” – contestati da alcuni, rivendicati da altri – sono in realtà nostri doveri di uomini, non padroni del creato ma amministratori responsabili (si spera) di un patrimonio da tramandare alle generazioni future.

Un tempo questa era la sensibilità di pochi. Ed ancora oggi, di routine e sistematicamente, gli animali sono trattati come se non avessero altro valore che quello di “utilità” per l’uomo. Ma da quando, trent’anni fa, ho iniziato la mia militanza animalista, è cresciuto enormemente il numero di persone che non accetta più questo stato di cose e sottopone al vaglio critico le opinioni e gli atteggiamenti cui ci aveva abituato la società tradizionale. Un’evoluzione per molti aspetti analoga a quella della “questione ambientale”, che fin dagli anni del boom economico (oggi sembrano passati secoli) ci interroga sui limiti dello sviluppo. Tanto che ormai nessun discorso serio sul futuro può prescindere dal riferimento a problemi come il riscaldamento globale, l’uso del territorio, la gestione delle risorse naturali.

Sarebbe strano se questa nuova sensibilità non avesse lasciato tracce anche nella legislazione. Così è stato, infatti.

Per quanto riguarda gli animali, basta pensare all’approvazione del trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea del 2007, ratificato dall’Italia con la legge 130 del 2008 e in vigore dal 1° dicembre 2009, un passaggio epocale che di fatto supera la prospettiva antropocentrica propria di tutte le costituzioni del continente. L’art. 13 sancisce, infatti, il pieno riconoscimento degli animali come esseri senzienti e vincola il legislatore europeo e gli stati membri a tenerne conto nella formulazione e attuazione delle politiche dell’Unione. Del resto gli animali sono già menzionati nelle Costituzioni di Paesi europei come la Germania (2002), l’Austria (2005) e la Svizzera che alla “protezione degli animali” dedica un intero articolo e tutela – in relazione ad “animali, piante ed altri organismi” – anche la “dignità della creatura” minacciata dalle moderne tecniche di manipolazione genetica. In Francia, Paese dove il codice Napoleone spietatamente relegava gli animali tra i “beni mobili”, un manifesto promosso dalla fondazione “30 millions d’amis” e sottoscritto da intellettuali come Michel Onfray, Edgar Morin e Alain Finkielkraut ha mosso le acque anche nell’Assemblea nazionale, dove, il mese scorso, è stato approvato un emendamento che introduce nel codice civile la dizione “esseri viventi dotati di sensibilità”. Intendiamoci: ben poco è cambiato dal punto di vista di noi animalisti, perché le lobby degli allevatori e di quanti traggono profitto dall’utilizzazione degli animali ha immediatamente annacquato la novità. Ma l’importante è che sullo status dell’animale vi sia stato almeno un dibattito.

Michela Vittoria Brambilla al podio accanto al tavolo dei fondatori della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente

In Italia non possiamo negare che nella tutela giuridica degli animali sono stati fatti passi avanti, anche se – come vedremo tra poco – dobbiamo mantenere una costante vigilanza per non perdere qual po’ di terreno che abbiamo conquistato. Nel 2004 il nostro paese ha aggiornato la sua legislazione per quanto riguarda l’uccisione, il maltrattamento e l’abbandono di animali. Abbiamo un titolo IX bis del codice penale ancora antropocentrico, intitolato “dei delitti contro il sentimento per gli animali” e non tout court “contro gli animali”, ma almeno c’è. Nel 2010 è stata approvata la legge di ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, che ha introdotto nuove fattispecie di reato. Abbiamo un codice della strada che prevede il soccorso agli animali. Sono modifiche sacrosante, ma ciò di cui sentiamo l’esigenza è una diversa prospettiva sistematica e per questo parliamo di Costituzione.

Consentitemi a questo punto una digressione, per spiegare quanto dicevo prima, cioè che dobbiamo continuamente vigilare per non perdere terreno. Le pene previste dalle norme che (attraverso il sentimento dell’uomo) tutelano gli animali sono basse e di rado, per non dire mai, si va in carcere per questi reati. Inoltre la legge vigente prevede già un’ampia riserva di “non punibilità” per attività come la caccia, la macellazione, la sperimentazione scientifica, i circhi e gli zoo. Desta perciò particolare preoccupazione il decreto legislativo approvato dal governo, che, nell’intento di ridurre il carico di processi penali sui tribunali, introduce una nuova causa di non punibilità: “per particolare tenuità del fatto”. Nella bozza è scritto che, se i reati per cui si procede sono puniti con la reclusione fino a cinque anni, e se l’offesa “è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale", il processo potrà chiudersi con l’archiviazione o con la sentenza di assoluzione. Al massimo, i colpevoli rischieranno di pagare i danni in sede civile. Se questo fosse l’esito finale, saremmo di fronte ad un colossale “colpo di spugna” sui reati commessi a danno degli animali: i procedimenti per uccisione, abbandono, traffico di cuccioli, combattimenti, sevizie, etc. finirebbero, quasi sempre, nel calderone di quelli da chiudere “per particolare tenuità del fatto”, cancellando all’istante i faticosi progressi di cui parlavo prima. Ridurre il carico giudiziario è un giusto obiettivo, ma non certo a scapito dei più deboli tra i deboli. Dobbiamo leggere attentamente la versione ufficiale di questo testo ed essere pronti a reagire: no al colpo di spugna sui reati a danno degli animali!

Il Manifesto che propone per l’inclusione della tutela degli animali nella Costituzione

Tornando al tema principale, io credo che vi siano le condizioni politiche e culturali per cambiare prospettiva e adottare una soluzione più moderna nel definire lo status giuridico degli animali: all’alba del XXI secolo non possono essere ancora considerati “cose”. Chi resta ancorato a quest’idea “strumentale” (un tempo, non dimentichiamolo, applicata anche a degli uomini, gli schiavi) respinge non soltanto le argomentazioni razionali che provano il contrario, ma nega qualsiasi peso a sentimenti come la compassione o la simpatia per gli animali o l’orrore che suscitano le sofferenze loro inflitte dall’uomo. La stessa dignità umana è in pericolo quando si mette in dubbio la dignità degli animali, perché i fondamenti di entrambe sono gli stessi. Come ha scritto un grande poeta persiano, Saadi: “Non schiacciare la formica, che conserva l'aureo chicco di grano; essa è felice di vivere e soffrirebbe se dovesse morire; piuttosto impara da lei come mettere al sicuro il tuo guadagno". Anche noi siamo felici di vivere e soffriamo perché temiamo di morire o di subire qualche male. Come possiamo confondere con le “cose” esseri che condividono con noi questi sentimenti? Di fronte alla vita, o alla sua negazione, siamo tutti uguali. E dobbiamo prenderne atto.

Riconoscere in Costituzione che gli animali sono esseri senzienti - come previsto in una proposta di legge che ho presentato nei mesi scorsi - non implica improbabili confronti metafisici tra gli animali e l’Uomo con la U maiuscola, ma significa - banalmente perché la verità è spesso banale – prendere atto dell’esperienza che può fare ogni giorno qualsiasi proprietario di cane o di gatto o chiunque abbia la ventura di imbattersi in un animale selvatico: c’è qualcosa in comune tra noi e loro che ci impedisce di relegarli in una speciale “riserva” dove l’unico diritto valido è il nostro. “Sia dannata ogni morale – ha scritto un filosofo (Arthur Schopenhauer) – che non vede l’essenziale legame tra tutti gli occhi che guardano il sole”.

Sappiamo benissimo che questo aggiornamento della Costituzione spaventa, urta contro le abitudini consolidate e solleva obiezioni di ordine economico. Pensandoci bene: non sono proprio le reazioni che si producono sempre, ogniqualvolta un gruppo sfruttato reclama maggiore considerazione?

Foto di gruppo dei presidenti delle associazioni della FIDAA, tra cui SOS Gaia, LAV, ENPA, LEIDAA, OIPA, LEAL, PRO NATURA

Aver scritto in Costituzione che gli animali sono tutelati come esseri senzienti sarebbe già un bellissimo risultato. Ma sarebbe anche un esercizio sterile e fine a se stesso se non aprisse la via ad una progressiva rivisitazione di tutta la legislazione in materia, secondo criteri nuovi, più rispettosi della salute degli animali, del loro benessere, della compatibilità etologica cui, già oggi, fa riferimento il codice penale.

Sulla modifica che riguarda l’ambiente ho bisogno davvero di poche parole. La menzione che se ne fa nell’articolo 117 tra le materie su cui lo Stato ha legislazione esclusiva non è sufficiente, perché non contiene un precetto di tutela, e l’attuale formulazione dell’art.9 fa riferimento, com’è noto, al “paesaggio”, concetto soggettivo e meno comprensivo di quelli di “ambiente” e di “ecosistemi”. Ovviamente non si tratta solo di lessico. Al patrimonio naturale, nel senso più ampio del termine, va riconosciuto il massimo grado di tutela, perché già oggi, e sempre di più nel futuro, la “dimensione ecologica” incide e inciderà sulla qualità della vita nostra e dei nostri figli, e – si badi bene – sulla possibilità di superare la crisi economica attraverso un nuovo “patto” con l’ambiente e sull’ambiente. In un Paese, il nostro, dove il consumo del suolo in seguito all’urbanizzazione è sestuplicato negli ultimi cinquant’anni, dove l’aria che respiriamo è una delle peggiori d’Europa, dove si caccia nelle aree limitrofe ai parchi, dove le leggi troppo miti non hanno impedito scempi di ogni genere, non c’è bisogno di spiegare perché l’ambiente e gli ecosistemi, cioè le “case” dove le varie specie vivono in un delicatissimo equilibrio, devono essere oggetto di una particolare tutela al più alto livello dell’ordinamento. Altrimenti ai nostri nipoti potremo solo mostrare fotografie e video dell’Italia com’era, con le sue montagne e le sue valli, le foreste, le zone umide, le coste, le oasi di vita che stiamo distruggendo per avidità o, peggio ancora, per incuria.

Ecco, vi ho detto in sintesi, quali ragioni ci spingono a presentare questo manifesto-appello. Ringrazio tutti coloro – opinion leader o semplici cittadini - che vorranno sottoscriverlo. Ringrazio tutti coloro che vorranno farci da “testimoni” in questa grande battaglia di civiltà.

 

Per gentile concessione dell’On. Michela Vittoria Brambilla


Michela Vittoria Brambilla è presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza. È presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e fondatrice della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente e del movimento La Coscienza degli Animali


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Animali e ambiente: dal cuore alla Costituzione
I diritti degli animali nella Costituzione


16 dicembre 2014

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