Il circo e la legge che non c’è
Correva l’anno 2017, poi l’anno 2018, il 2019 e il pandemico 2020. Forse, comitato scientifico permettendo, inizierà il 2021. Di quella che sembrava la lieta novella si sono definitivamente perse le tracce. E loro, gli animali costretti a lavorare nei circhi italiani, hanno perso ogni speranza. Non il ministro. Quello forse si perderà, ma questa è tutta un’altra storia.
La nostra, di storia, inizia sul finire del 2017 quando una legge del nostro Parlamento, la numero 175, delega al Governo l’emanazione - entro i successivi dodici mesi - di un codice dello spettacolo riformatore (anche) delle attività circensi.
In tanti, complice un’informazione spesso emotiva e maliziosamente ridondante, hanno creduto nella definitiva abolizione dell’utilizzo degli animali all’interno dei circhi. Informazione che ha “venduto” una legge delega come “legge”. Invero, si è trattato di una sorta di appalto giuridico. Di vendita di cosa futura. Ma chi ha ricevuto l'appalto - e cioè il governo - non ha realizzato l’opera. La cosa futura - il decreto legislativo che di fatto avrebbe dovuto dare esecuzione alla legge delega decretando la fine dell’utilizzo degli animali all’interno dei circhi - non è venuta ad esistenza. Nel silenzio dei più.
Una manovra prevalentemente simbolica, utile solo se non applicata, tanto che ad oggi ancora non lo è. Una legge (quella di delega) utile nella misura in cui la comunità ha creduto approvata una legge importante su un tema che ha raccolto consensi. Questi forse oggi sono anche scaduti (pur se sempre rinnovabili con semplici promesse del politico di turno). Gli animali, invece, sono rimasti in lockdown. E ci resteranno temo sine die, senza alcun dpcm che ne regoli il confinamento dietro le sbarre di un carrozzone.
Non è in discussione la sopravvivenza del circo. Ci mancherebbe. Occorre solo domandarsi quale sia il valore sociale, educativo o divulgativo nel fare vedere un elefante che fa le capriole.
A proposito di elefanti raccontano che qualche sera fa alcuni di loro si siano dati appuntamento a Montecitorio, sul grande piazzale antistante. Sono stati raggiunti da altri animali. Un paio di leoni, qualche tigre, finanche alcuni cavalli. Pare, che sia verità o fantasia non è dato saperlo, che discutessero animatamente tra di loro. Con grande pacatezza.
L’elefante più anziano rivolgendosi a quello più giovane lo ammoniva dicendo che quando il politico dice che vuole il bene del popolo dice il falso. Come il pastore che cura le pecore solo perché le vuole mangiare. A quel punto il gruppetto di amici è stato allontanato dalle forze dell’ordine. E qualcuno giura di avere visto una copia di La Repubblica di Platone custodita nella proboscide arrotolata di un elefante. Quello più anziano.
Filippo Portoghese è Avvocato del Foro di Milano, portavoce di Animal Law, referente del servizio di consulenza legale dedicato agli animali presso Altroconsumo e collaboratore di Shan Newspaper
16 ottobre 2020