Il caso del cane Proteo, eroe del disastro del terremoto di Turchia e Siria
Una signora che conobbi tanti anni fa aveva una scritta davanti all’ingresso “Portatemi fiori adesso”, chissà perché mi è tornata in mente la frase guardando la fotografia di un funerale ufficiale con tanto di rappresentanti dell’esercito.
La piccola bara scura è per Proteo il cane messicano eroe nel disastro del terremoto di Turchia e Siria per il suo lavoro nella ricerca delle persone sepolte sotto le macerie. Il suo cuore di dieci anni non ha retto allo sforzo prolungato di trenta e più ore e Proteo si è accasciato durante le ricerche; fermandosi per sempre, perché nessuno lo aveva fatto riposare.
Dopo, Proteo è stato riportato in Messico e gli sono stati dedicati funerali di Stato.
Cioè gli hanno portato fiori metaforici e bandiere ufficiali quando era troppo tardi mentre un po' di riposo lo avrebbe salvato e sarebbe stato onorato come eroe da vivo. (Già Marco Lusini, e il ben più noto Gianni Morandi, cantavano ragazzi morti con medaglie sul petto!).
Forse il rimorso ha guidato chi ha voluto la cerimonia, rimorso per non aver capito che il cane non poteva essere sfruttato in modo così spietato, rimorso per una condotta di chi ha dimostrato di non conoscere il compagno che aveva di fianco, la cui infinita adorazione della persona umana portava a non far valere i suoi diritti, a chiedere riposo, a bloccarsi prima di crollare.
Sempre che la spinta fino all’esaurimento non sia venuta proprio da chi, adesso, lo piange.
La vicenda, come quasi tutte, ci lascia un dolore ma anche un avvertimento: quando si utilizzano gli animali, tutti però e non solo i cani, sarebbe necessario, anzi indispensabile, provvedere a verificare la fatica, l’impegno che si richiede non sulla base del desiderio o delle volontà umane ma proprio considerando l’essenza dell’animale, lo sforzo richiesto, le conseguenze, fisiche e psichiche, per il suo corpo.
Per evitare che, quanto richiesto a Proteo, non sia vero e proprio maltrattamento, secondo la legge italiana, cioè una fatica insopportabile per le sue caratteristiche etologiche, come recita l’articolo 544 ter del codice penale.
Per trasformare un dolore in una speranza, si deve operare affinché il sacrificio di Proteo diventi lo stimolo per migliorare la condizione di tanti, o meglio tutti, gli animali.
Enrico Moriconi, Medico Veterinario, Consulente Etologia e Benessere animale, Già Dirigente SSN, Già Garante Diritti Animali Regione Piemonte
25 febbraio 2023