Una situazione che si poteva evitare…
Ci sono innumerevoli spunti per analizzare il momento climatico che si sta vivendo in Italia.
Uno può essere il ricordo delle “Cassandre ambientaliste” dileggiate e canzonate per decenni come profeti di sventure - tutti dimentichi che, se si fosse ascoltata la prima Cassandra, Troia non sarebbe caduta o forse, soprattutto, non sarebbe nato un libro immortale. Le moderne Cassandre, gli ambientalisti, sono criticati prima, quando le loro parole suonano a monito, e poi dimenticati quando l’avverarsi delle “profezie" metterebbe in imbarazzo i tantissimi che le avevano sconfessate.
Un altro inizio possono essere le fotografie lungo tutto l’asse del Po, dall’inizio della Pianura padana in Piemonte ai canali prosciugati di Venezia.
Quella che però sembra più idonea, è l’immagine del Governatore della California che, ad aprile del 2015, era salito sulla Sierra Nevada californiana in scarponcini da trekking per dimostrare visivamente la scomparsa delle nevi e dei ghiacci nel luogo dove erano presenti da sempre.
Questa è l’immagine che rappresenta al meglio l’attuale situazione, perché quanto si sta vivendo non nasce oggi e neppure ieri, nasce dagli anni ottanta, e forse anche prima, quando gli ambientalisti cercavano invano di suscitare preoccupazione per il futuro se si continuava, come si è fatto, a investire in uno sviluppo indirizzato solo al guadagno di poche persone senza curarsi delle ricadute negative in termini di consumo di risorse ed emissioni di sostanze nocive.
Chi si ricorda del Club di Roma, coordinato da Aurelio Peccei, nato a Torino, forgiato da quella officina di grandi intelletti che era stata la Olivetti, che nel 1968 aveva riunito a Roma un simposio di scienziati per ragionare proprio sulle conseguenze negative degli indirizzi produttivi?
E ben presto, purtroppo, si sarebbe constatato che il testo di Gro Harlem Brundtland, conosciuto come Our Common Future, pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED), in cui veniva lanciata la parola d’ordine di “sviluppo sostenibile”, sarebbe diventato un semplice ritornello o una parola d’ordine atta a giustificare tutto, anche le scelte meno sostenibili.
Così, solo per restare in Piemonte, la regione è stata quella che più ha cementificato il territorio, e il cemento vuol dire emissioni di anidride carbonica e lo ha fatto invadendo aree verdi naturali senza riconvertire quelle già occupate; ha moltiplicato le strade; ha ristretto i parchi, “valorizzandoli” e si vuole continuare, buttando il cemento ancora in quelle che si sono salvate fino ad ora, come si propone di fare per il Parco del Meisino a Torino.
La siccità attuale ha la sua origine in decenni di mal governo ambientale, in Piemonte come in Italia e nel mondo, e soprattutto dimostra che le discussioni sono inutili se non ci si confronta sui temi e la sostanza del problema, invece si ignorano le critiche ambientali, non rispondendo nel merito ma proponendo altre soluzioni sempre e solo volte alla ricerca del profitto nel nome del mitico sviluppo, che alla fine, sviluppa solo i disastri ambientali.
Non si impara però mai, e le lezioni di Latouche, e degli altri diffusori della decrescita, sono trascurate e ignorate, bollate come fantasie senza possibilità di realizzarsi perché porterebbero il mondo all’età delle candele.
Peccato però che ci sia il rischio, di tornare davvero a tempi oscuri e non per colpa della decrescita ma dello sviluppo incontrollato.
Enrico Moriconi, Medico Veterinario, Consulente Etologia e Benessere animale, Già Dirigente SSN, Già Garante Diritti Animali Regione Piemonte
25 febbraio 2023