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Una storia che insegna

Pochi giorni fa una sentenza della Corte Costituzionale ha confermato le condanne in primo e secondo grado per il Circo Martin che era stato sottoposto ad Arzachena, in Sardegna, a sequestro con confisca degli animali per maltrattamento.

In seguito a segnalazioni, che elencavano le negative condizioni di mantenimento degli animali, si era svolto un sopralluogo dei medici veterinari Moriconi, Castelli e Verdone, non del servizio veterinario responsabile territorialmente, accompagnati da Guardie Forestali. L’osservazione degli animali nell’attendamento, poiché le attività dello spettacolo non possono essere oggetto di contestazione, aveva portato al riscontro di molte criticità: il terreno su sui sostavano gli animali era di asfalto senza lettiera o substrato adatto; i recinti non avevano aree  ombreggiate  a proteggere dai raggi solari diretti e dal calore; molti soggetti erano singoli con impossibilità di rapporti sociali; due ippopotami, uno normale e uno nano, non avevano vasche adeguate; i cavalli erano stabulati in box di ridottissime dimensioni; l’elefante manifestava comportamenti stereotipati e la leonessa apatia, segno di stress come le stereotipie.

Il circo, prima del sopralluogo ufficiale, era già stato controllato dal Servizio veterinario locale che non aveva individuato alcun problema, come sottolineava il proprietario dell’attività.

Il riscontro delle problematiche indicava chiaramente una condizione di vita degli animali che non permetteva loro di esprimere comportamenti etologici fondamentali, ricadendo quindi nella fattispecie dell’articolo 544 ter che prevede come maltrattamento l’imposizione di comportamenti insostenibili per le caratteristiche etologiche degli animali.

È la prima volta, a quanto è dato sapere, che una sentenza di maltrattamento relativa a un’attività circense arriva alla conferma in Cassazione e rappresenta un traguardo importantissimo poiché chiunque è chiamato a controllare le condizioni degli animali nei circhi dovrà tenerne conto.

La sentenza richiama la responsabilità dei medici veterinari  nelle valutazioni delle attività circensi che non dovrebbero più ignorare le condizioni degli animali sotto l’aspetto etologico, facendo attenzione a verificare la presenza di indicatori di stress, quali le stereotipie; ricordando che lo stress è conosciuto da tempo come sintomo di un mancato adattamento dell’animale alle condizioni di vita, mancato adattamento che nasce non solo da forme patologiche o lesioni fisiche, ma anche da mantenimento in condizioni contrarie all’etologia.

Una storia che insegnaLa sentenza riporta il pensiero a un fatto vissuto due anni fa quando una elefantessa e un leone in un circo attendato a Torino dimostravano chiari segni di stereotipie: l’elefantessa, la tessitura, l’ondeggiamento della testa e degli arti, e il leone il pacing, il camminare ripetutamente lungo i bordi del recinto. Nessun organo ufficiale era intervenuto a verificare e intraprendere le necessarie iniziative ma neppure negli altri comuni italiani la vicendaaveva avuto il seguito corretto.

È stata quindi una palese situazione di sofferenza non rilevata. Pertanto la sentenza sollecita gli organismi dedicati alla tutela degli animali, medici veterinari e forze dell’ordine, a prestare maggiore attenzione e a valutare le negatività etologiche come forme di maltrattamento.

La decisione della Corte di Cassazione permette il richiamo all’iter procedurale della legge sulla dismissione degli animali esotici dai circhi: entro fine agosto 2024 doveva essere pubblicato il regolamento attuativo ma è intervenuta la decisione di prorogare di un anno il limite temporale per l’adempimento.

La condanna è una ulteriore conferma che gli animali nei circhi soffrono e pertanto indica la necessità di una legge per sollevarli dal dolore rapidamente e non con ulteriori procrastinamenti di una decisione già assunta da molte nazioni.

 
Enrico Moriconi, medico veterinario, consulente in etologia e benessere animale
www.enricomoriconi.it

 
22 ottobre 2024

 

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